One health e urban health

Il benessere passa per forza attraverso la sanità

Rosaria Iardino

Idee affiché le grandi città diventino protagoniste nella riscrittura del concetto della salute. Povertà e cambiamenti climatici al centro

Le grandi città diventino protagoniste nella riscrittura del concetto della salute, così come ha chiaramente spiegato il nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Non torneremo alla vita di prima ma dobbiamo ripartire da pagine bianche da riscrivere, e tra queste pagine ci sono certamente quelle dedicate alla sanità che vogliamo, con nuovi attori da coinvolgere attivamente.

 

Il concetto da perseguire è certamente la multidisciplinarietà in chiave one health e urban health. Si dovrà parlare di ambiente, di prevenzione e di cura e le grandi città, a partire da quelle metropolitane – ma senza ovviamente escludere i centri più piccoli –, dovranno pretendere di sedere ai tavoli dove verranno riscritte queste pagine portando la loro esperienza e segnalando le aree di intervento che richiedono particolare attenzione. Fino a oggi i sindaci hanno avuto il dovere di garantire il benessere dei propri cittadini, un concetto molto ampio che però non includeva la cura da un punto di vista socio-sanitario e di prevenzione. In Italia nel 2017 la popolazione residente nelle quattordici Città metropolitane italiane ammontava a 21.948.387 residenti di cui 9.582.298 nel comune capoluogo e 12.366.089 nei 1.260 comuni appartenenti ai diversi hinterland metropolitani. Questi numeri importanti mettono in evidenza come siano impensabili, oggi, un monitoraggio e le conseguenti azioni attive senza la condivisione coi grandi centri urbani.

 

Il cambiamento climatico in corso di per sé non è una malattia, ma gli impatti sulla salute a esso correlati indicano degli scenari di rischio per le città le cui caratteristiche urbane e sociali in tema di sicurezza alimentare, idrica e di povertà diventano fattori che, soprattutto se correlati tra loro, aumentando la possibilità di esposizione a nuovi patogeni. Ciò può generare gravi conseguenze, ma come riportato anche nel documento Lancet Countdown 2018 il cambiamento climatico pur essendo una minaccia per la salute globale è anche una grande opportunità per ridefinire i determinanti sociali e ambientali della salute.

 

Non possiamo e non dobbiamo perdere questa opportunità, e la trasformazione del concetto di benessere deve necessariamente includere la sanità, la pandemia ce l’ha mostrato con evidenza. Le competenze nazionali e regionali devono prevedere la condivisione formale dei sindaci che insieme ai decisori regionali devono discutere e condividere le esigenze sanitarie dei cittadini che in quei luoghi vivono, cominciando dalle scuole primarie, gestite direttamente dai comuni, e attivando politiche di sanità pubblica nelle periferie. Si rende necessario andare nel territorio, o meglio in quelle parti del territorio dove una serie di concause fa sì che la popolazione non sia nelle condizioni di vigilare sulla propria salute; il sistema non può penalizzare questi soggetti ma deve invece sostenerli nelle azioni di cura e prevenzione cui si faceva riferimento, e questo sia nell’ottica di una gestione quotidiana della tutela del loro diritto alla salute, sia in previsione di eventi eccezionali, come è stato ed è il Covid. Si riparta dunque dal Patto di Amsterdam, sottoscritto nel 2016 anche dall’Italia, nel quale si fa riferimento alla povertà urbana e all’adattamento ai cambiamenti climatici. Quello dell’urban health è un approccio che deve essere una priorità nell’agenda politica del paese, e che va inserito in un cambiamento che deve essere anche culturale.

 

Rosaria Iardino
Presidente Fondazione The Bridge

 

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