Vaccino AstraZeneca ai giovani, oggi parla il Cts. Intanto le regioni chiedono chiarezza

Si attendono le raccomandazioni del ministro Speranza e del prof Locatelli, dopo la morte per trombosi della diciottenne a Genova. Ma le regioni non ci stanno a essere additate come responsabili e molti governatori rivendicano la loro scelta di non usare i vaccini a vettore virale

Dopo la morte ieri sera a Genova di Camilla Canepa - la diciottenne vaccinata con il vaccino Vaxzevria di AstraZeneca il 25 maggio e ricoverata per trombosi il 5 giugno - oggi alle 16 parleranno il ministro della Salute Roberto Speranza assieme al coordinatore del Cts Franco Locatelli. Proprio un intervento di Locatelli, in contrapposizione a uno dell'immunologa Antonella Viola, stanno alimentando il dibattito di questi giorni Se il primo ha ricordato che il rischio di trombosi con i vaccini a vettore virale (AstraZeneca e Johnson&Johnson) resta "straordinariamente raro: 86 casi su almeno 25 milioni di vaccinati", in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, la professoressa Viola ha sostenuto sia "sbagliatissimo proporre questi vaccini ai giovani, specialmente alle donne". E ha detto che "le regioni devono finirla di fare a gara a chi vaccina di più senza mettere al primo posto la sicurezza. Gli eventi trombotici post vaccino sono rarissimi ma anche un solo episodio è una tragedia", come nel caso di Camilla Canepa. Sulla sua vicenda della studentessa, che soffriva di piastrinopenia autoimmune familiare e assumeva una doppia terapia ormonale, i carabinieri del Nas hanno acquisito le cartelle cliniche e la documentazione medica; vogliono capire se le due patologie fossero state indicate nella scheda consegnata prima della somministrazione del vaccino, il 25 maggio

  

Il comitato per la sicurezza dell'Ema, l'autorità europea del farmaco, ha concluso che le persone che in precedenza hanno avuto la sindrome da aumentata permeabilità capillare (una condizione molto rara e grave) non devono essere vaccinate con AstraZeneca. 

  

In attesa di capire la posizione del comitato tecnico scientifico sulla strategia di uso del vaccino anglo-svedese fra i giovani, sono proprio le regioni che non ci stanno a essere additate come responsabili e a chiedere di fare chiarezza. L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) aveva "raccomandato" l'uso sopra dei vaccini a vettore virale al di sopra dei 60 anni. E così anche il ministero della Salute, in una circolare dell'8 aprile. Ma per molti presidenti di regione si tratta di formule equivoche, che finirebbero per scaricare su di loro le responsabilità. Proprio Giovanni Toti, presidente della Liguria, la regione di Camilla, ha pubblicato il testo della "lettera inviata il 12 maggio dal Cts alle regioni": "Il Cts - si legge - non rileva motivi ostativi a che vengano organizzate dalle differenti realtà regionali iniziative, quali i vaccination day, mirate a offrire, in seguito ad adesione/richiesta volontaria, i vaccini a vettore adenovirale a tutti i soggetti di età superiore ai 18 anni". Toti, insomma, chiede al "ministero della Salute, all'Agenzia del farmaco, all'Istituto di sanità, al Comitato tecnico scientifico" di assumersi "la responsabilità di dire una parola chiara, definitiva e irreversibile sull'uso di AstraZeneca".

 

 
Toti non è solo. Il presidente della Campania Vincenzo De Luca accusa Aifa di "disorganizzazione e irresponsabilità", perché "dovrebbe certificare l'uso dei vaccini ma non dice una parola". E così, da Luca Zaia in Veneto ad Alberto Cirio in Piemonte, molti governatori rivendicano la loro scelta di non usare quel vaccino al di fuori delle indicazioni. "Ieri sera abbiamo sospeso le prenotazioni e gli appuntamenti dei cittadini della fascia 18-30 anni che avevano prenotato la prima dose con AstraZeneca durante l'open week. Verranno riprogrammati con altri vaccini", dice l'assessore alla Sanità del Lazio Alessio D'Amato. "In considerazione della disponibilità di vaccini Pfizer e Moderna e in attesa delle ulteriori indicazioni", la Valle d'Aosta ha deciso di sospendere la somministrazione neglti under 60 per gli Open day previsti domani e domenica.

 

Come scrive oggi Enrico Bucci sul Foglio, "al basso tasso di circolazione virale attuale, per categorie che con frequenza molto bassa – diciamo 1 su 100.000 – incorrono in gravi effetti avversi, da un punto di vista individuale potrebbe darsi che sia ugualmente rischioso vaccinarsi rispetto a non vaccinarsi con AstraZeneca; il calcolo preciso, tuttavia, non è affidabile, vista la difficoltà di stimare entrambi i rischi, fondati su eventi rari (quello legato ai vaccini, sempre, quello legato al virus, adesso che il virus è poco diffuso). In queste condizioni di incertezza, fortunatamente, disponiamo di altri vaccini, in cui i rischi sono così bassi che non vi sono incertezze; pertanto, non vi è nulla di male o di insolito a decidere che, data la fase epidemica e data la disponibilità di alternative, si ricorra per fasce specifiche di popolazione a certi vaccini, anziché altri". In altre parole, "finché abbiamo scelta ben venga la differenziazione tra fasce di popolazione in ordine al prodotto da utilizzare; se per caso non vi dovessero essere altri prodotti, tuttavia, lasciare scoperte fasce di popolazione che hanno un piccolissimo rischio, consentendo al virus di continuare a circolare per più tempo ed esponendo a rischi inutili anche soggetti più fragili o quel 5 per cento minimo di popolazione che non risponde al vaccino, non avrebbe senso".