L'intesa e il protocollo

Vaccinatori cercasi

Giovanni Rodriquez

Chiarito il problema forniture, si può ora spostare l’attenzione su altro: a che punto siamo con il reclutamento del persone per le vaccinazioni? Medici di famiglia, infermieri, odontoiatri. I numeri ci sono, ma vanno coinvolti nel piano

In Europa nel prossimo trimestre sono attese 300 milioni di dosi di vaccini. A confermarlo è stata la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. In Italia dovrebbero quindi arrivare circa 13 milioni di dosi al mese. Chiarito il problema forniture, si può ora spostare l’attenzione su altro: a che punto siamo con il reclutamento del persone per le vaccinazioni? L’ex commissario Domenico Arcuri aveva lanciato un bando per reclutare complessivamente 15 mila unità di personale: si cercavano 12 mila tra infermieri e operatori socio sanitari e 3 mila medici. Dalle risposte al bando i numeri si sono rovesciati: ha aderito un esiguo numero di infermieri rispetto alle attese. Sappiamo inoltre che il personale inviato alle regioni al momento è ben al di sotto di quanto programmato. Ma c’è davvero una penuria di personale? La risposta è no, vediamo il perché.

 

Medici. Sono 14.808 i medici che hanno risposto al bando di Arcuri. Un numero quasi 5 volte superiore rispetto a quanto si cercava. Oltre a questo, vanno tenuti in considerazione altri elementi. Lo scorso 21 febbraio è stata siglata l’intesa tra governo, regioni e sindacati per il coinvolgimento dei medici di medicina generale nella campagna di vaccinazione anti Covid. L’intesa rappresenta una cornice all’interno della quale si dovranno stipulare gli accordi a livello regionale, ma al momento solo la metà delle regioni si è già attivata. Attraverso questo canale – parliamo di circa 45 mila medici di famiglia – si punta a raggiungere circa 5 milioni di vaccinazioni. Lo scorso sabato è stato poi siglato un protocollo tra governo, regioni e associazioni per coinvolgimento specializzandi in medicina. Per loro si è previsto un contratto di 6 mesi (rinnovabile) a 40 euro lordi l’ora. Gli specializzandi in medicina sono circa 40 mila, il loro apporto potrà dunque risultare fondamentale ai fini della campagna. Oltre a loro, il presidente della Fnomceo Filippo Anelli ha auspicato il coinvolgimento dei 63.600 odontoiatri, che “possono mettere a disposizione le migliori competenze e le strutture adeguate”.

 

Infermieri. E’ il capitolo numericamente più problematico. Per la Federazione nazionale degli infermieri il principale problema è che di infermieri ce ne sono pochi e quelli che lavorano nel Ssn (i dipendenti) non possono uscire dalla loro azienda per operare sul territorio e a domicilio. Da qui la loro proposta: allentare il vincolo dell’esclusività e immettere, secondo modelli già disegnati, anche sul territorio quasi 90 mila vaccinatori che oggi possono operare solo negli ospedali. In questo modo secondo la Federazione degli infermieri “entro inizio estate si potrebbe raggiungere l’immunità di gruppo (o di gregge) necessaria per allentare vincoli e restrizioni”.

 

Infine, va aggiunto che le condizioni poste nel bando dell’ex commissario Arcuri sono state ritenute poco “appetibili” per i pochi infermieri in libera professione: il bando indicava sì un lordo di 3 mila euro per il loro lavoro, ma quello era il costo del lavoro aziendale a cui andavano sottratti tutti gli oneri. Per di più non è consentito il part time e dunque chi aveva un tempo pieno avrebbe dovuto lasciare tutto per un impegno di nove mesi nella campagna vaccinale. Da qui il flop di adesioni. Insomma, i numeri per schierare un “esercito” di vaccinatori capaci di gestire una media di 13 milioni di vaccini al mese c’è. Spetta ora al nuovo governo trovare il modo migliore per coinvolgerli il più rapidamente possibile.

 

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