(foto LaPresse)

cattivi scienziati

Il virus ignora Trump

Enrico Bucci

Il presidente americano manipola la realtà dei fatti e gioca con la sua malattia. Chi pagherà per le sue bufale?

Una delle più incredibili capacità dell’attuale presidente americano è quella di mentire pubblicamente, in maniera spudorata, senza curarsi del fatto che le sue bugie sono facilmente smentibili. Il tutto allo scopo di galvanizzare i propri elettori – ma ormai dovrebbero essere chiamati tifosi – ai quali evidentemente non interessa affatto quale sia il contenuto di verità di ciò che viene affermato, ma semplicemente chi sia a dirlo. Dunque ricapitoliamo i fatti: il presidente Trump ha appena scritto su Twitter un delirante post sui rischi del Covid-19, ripescando il sempreverde mito della sua pericolosità inferiore a quella dell’influenza. Più o meno, il suo post suona così: “L’influenza sta arrivando! Molte persone ogni anno, a volte oltre 100.000, nonostante il vaccino muoiono di influenza. Dovremmo forse chiudere la nostra nazione? No, abbiamo imparato a conviverci, esattamente come stiamo imparando a fare con il Covid, il quale è molto meno letale nella maggior parte delle popolazioni!”. In pochissimi caratteri, tantissimi falsi evidenti.

 

Innanzitutto, i morti di influenza negli Stati Uniti non hanno mai superato i 61.000 in un singolo anno, almeno dal 2010, da quando cioè il Centers for Disease Control and Prevention ha analizzato i dati. Al momento in cui scrivo, le morti per Covid-19 in America ammontano ufficialmente a oltre 215.000, e questa è certamente una sottostima del conto finale (sia perché l’anno non è finito sia perché l’eccesso statistico di morti è superiore a questa cifra); quindi, non solo è falso il numero di morti annui che Trump indica per l’influenza negli Usa, ma è parimenti falso che il Covid-19 abbia fatto meno morti.

 

Si tratta di una collezione di bugie, evidentemente dettate dalla volontà di strumentalizzare la propria malattia a fini elettorali rovesciando il senso di sgomento nel vedere un presidente degli Stati Uniti malato di una malattia rischiosa, a seguito del suo sconsiderato comportamento, evitando di riconoscere gli errori commessi e cercando di spostare la narrativa in direzione di una stupida sottovalutazione del problema. Verrebbe da chiedere all’autore del messaggio: in che senso è necessario imparare a convivere con il virus? Se parliamo di adottare le precauzioni necessarie e una politica di contenimento flessibile, credo che siamo tutti d’accordo; se invece parliamo di ignorare o sminuire un virus pericoloso, che è ben lungi dall’essere sconfitto, allora si è già visto l’effetto delle politiche che alcuni stati americani hanno attuato, dopo la prima ondata, quando ancora non erano stati colpiti come in occasione della seconda. Il virus non legge i social, non ascolta la tv e non è convincibile mostrando coraggio in uno show politico per i propri elettori: esso è un pezzettino di informazione genetica, capace di deviare il comportamento delle nostre cellule nel produrre migliaia di copie di se stesso, uccidendole nel processo. E chi, essendo andato in insufficienza respiratoria come il presidente Trump, molto probabilmente se la caverà perché ha ricevuto le migliori cure sperimentali di cui disponiamo, oltretutto non ancora accessibili ai più (Remdesivir e anticorpi monoclonali innanzitutto), dovrebbe saperlo bene: non è la natura di una malattia che è meno pericolosa di una “banale influenza”, come qualche genio continua a ripetere, ma è la capacità dei nostri clinici e dei nostri ospedali, oltre alla pura fortuna, a stabilire chi sopravvive fra quelli che manifestano sintomi seri come il presidente americano. La polarizzazione politica che intende creare e gli slogan con cui intende galvanizzare i suoi seguaci il presidente Trump non interessano a una piccolissima macchina molecolare che continuerà a fare il suo mestiere, per esempio contagiando quelli che si riuniscono a stretto contatto senza mascherina e magari al chiuso come avvenuto in più happening presidenziali; e il conto della realtà arriva sempre, anche se per il momento la vicinanza delle elezioni sembra farlo dimenticare ai candidati. Bisogna solo vedere chi sarà a pagarlo, se i cittadini in ospedale o i politici mendaci nelle urne.

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