Cattivi scienziati

Vaccini, dubbi e dati misteriosi. Occorre fare chiarezza

Enrico Bucci

Una rivista seria come Lancet non può tollerare le ambiguità dei russi

Come si poteva immaginare, alla nostra richiesta di accedere ai dati originali e dettagliati della sperimentazione di fase 1/2 del vaccino russo, che Lancet ha pubblicato ieri, è arrivata una degna risposta da parte dei ricercatori russi. L’ultima frase del pezzo che hanno scritto, e che Lancet ha pubblicato, suona così: “Noi confermiamo che i dati individuali sui partecipanti [al clinical trial] saranno resi disponibili dopo richiesta a Denis Y. Logunov e che, dopo approvazione della proposta, i dati saranno condivisi attraverso una piattaforma sicura”.

 

Il resto delle due pagine di risposta è fatto di parole, parole senza i numeri e i dati richiesti; eccetto in una parte, ove si fa finta di aver sempre detto esattamente ciò che, fra le altre cose, gli autori della lettera che esprimeva dubbi sul lavoro russo avevano espresso, cioè che non l’arruolamento dei pazienti (come scritto sul lavoro originale), ma l’intero studio è finito il 3 agosto.

 

Ora, ci si chiede come una risposta in cui si negano ancora i dati – nel senso che l’accesso agli stessi è sottoposto al placet degli stessi autori – possa essere tollerata da una rivista prestigiosa come Lancet. Si badi bene: ciò che è richiesto non è l’accesso a dati personali o sensibili, né a dati in grado di pregiudicare la proprietà intellettuale del vaccino: ciò che quasi 40 scienziati hanno richiesto è l’accesso a informazioni minime, come i valori numerici dietro alle figure pubblicate e l’attribuzione di quei valori a individui precisi, invece che mostrare semplici nuvole di punti.

 

Sono anche stati richiesti i dati sperimentali su campioni di sangue, per capire il perché di certe identità tra variabili completamente indipendenti su campioni di 9 individui ciascuno; si è chiesto l’accesso al disegno dettagliato e alla documentazione del trial clinico, per capire perché su Lancet è stato pubblicato qualcosa di diverso da quanto depositato nei database internazionali che contengono il disegno sperimentale dei clinical trials.

 

Fornire queste informazioni e qualunque altra serva alla valutazione dettagliata di quanto pubblicato non è nella discrezionalità né di una rivista, né degli autori di un lavoro; è la base minima della possibilità di controllare e replicare un’analisi pubblicata su uno dei più importanti esperimenti possibili nel tempo di una pandemia – quello che serve ad ottenere un vaccino efficace e sicuro.

 

A questo – non ad altro – gli autori hanno opposto un diniego, ed è questo che Lancet apparentemente sta tollerando: la discrezionalità nel fornire i dati indispensabili per la verifica di un lavoro fondamentale, su un vaccino che è di sicuro interesse validare.

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