Anche per la procura di Roma non c'è nessun legame tra vaccini e autismo
“Sul piano giuridico non vi è alcuna prova scientifica in grado di dimostrare il nesso”, scrivono i pm di piazzale Clodio e archiviano una serie di esposti dei no vax
La procura di Roma chiede di archiviare una serie di esposti con i quali si chiedeva di verificare “l’eventuale tossicità dei vaccini” e il “loro collegamento con lo sviluppo di patologie come l’autismo” e la “correttezza delle condotte tenute dai membri delle commissioni come l’Aifa e l’Ema in relazione ai controlli svolti sui vaccini prodotti dalle case farmaceutiche”: “Sul piano giuridico non vi è alcuna prova scientifica – scrivono i pm di piazzale Clodio – in grado di dimostrare il nesso tra vaccino, sindrome dello spettro autistico, malattie autoimmuni”.
Secondo gli esposti si prevedevano i reati di commercio o somministrazione di medicinali guasti e delitti colposi contro la salute pubblica. Mentre, per la procura, ritenere che i vaccini possano causare l’autismo o altre patologie “sulla base di studi pseudo scientifici facilmente smontati non solo dalla scienza ufficiale, ma dal fatto notorio che le vaccinazioni di massa hanno di fatto debellato malattie come il vaiolo e poliomielite, significa aderire pregiudizialmente ovvero fideisticamente a una tesi, rispetto alla quale qualunque argomento risulta inconsistente”.
La procura ricorda che “il nesso tra somministrazione di vaccini e insorgenza dell’autismo, nasce da uno studio pubblicato nel ’98 sulla rivista ‘The Lancet’” nel febbraio 1998. Smentita da decine di ricerche, la rivista ritirò, qualche anno, dopo quella che si può considerare la madre di tutte le bufale antivacciniste. “Il medico Andrew J. Wakefield, con altri autori, aveva associato al vaccino trivalente morbillo-parodite-rosolia una malattia infiammatoria intestinale che provocava una permeabilità dell’intestino a sostanze in grado di danneggiare il cervello, determinando quindi l’autismo. Alcuni anni dopo, gli altri autori della ricerca ne ritrattarono le conclusioni e fu dimostrato che Wakefield aveva intenzionalmente alterato i risultati del suo studio, tanto che venne radiato dall’albo dei medici”.
“Naturalmente i vaccini, come tutti i medicinali, possono indurre effetti collaterali. Le cosiddette reazioni avverse che in genere compaiono entro pochi minuti dalla vaccinazione, e quindi facilmente riscontrabile dal medico”. Per i pubblici ministeri, comunque, “che i vaccini possano avere delle reazioni avverse, sopratutto a carico del sistema neurologico, rientra nella letteratura scientifica ma è fuor di luogo che l’incidenza in tal senso non è significativa o comunque tale da inficiare il rapporto costi-benefici, sempre presente nell’ambito medico”.
Quanto al sospetto, infine, che “dietro l’obbligatorietà della vaccinazione vi sia scopo di ‘ingrassare’ i bilanci delle società farmaceutiche – continuano i magistrati – è sufficiente a eliminarlo quanto evincibile dai dati Istat: nel 2015 tutti i vaccini in Italia hanno fatturato 318 milioni di euro, pari all’1,4 per cento della spesa farmaceutica. I farmaci venduti per l’epatite C, per la quale non esiste vaccino, hanno fatto spendere alle casse del Sistema sanitario nazionale sei volte tanto”.
Riguardo agli “adiuvanti (idrossido di alluminio o fosfato di alluminio) accusati dai no vax di indurre l’autismo, aggiunti per rendere più valida la risposta degli anticorpi, gli studi non hanno dimostrato nessun possibile danno. Il mercurio invece non viene utilizzato da oltre dieci anni e nei vaccini offerti alla prima infanzia non sono contenute neppure altre sostanze spesso additate come pericolose, quali formaldeide e fenossietanolo, quest’ultimo tra l’altro presente in prodotti cosmetici anche a uso pediatrico (come le salviette monouso)”.