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L'Italia deve vaccinarsi contro la stregoneria grillina, ci dice Lorenzin

Salvatore Merlo

Grillo e l’antiscienza, il decreto vaccini e le resistenze anche nel governo. Intervista con il ministro della Salute

Roma. “Presenteremo entro questa settimana il decreto sui vaccini obbligatori”, dice. “E’ una questione urgentissima”, ripete. “Siamo al di sotto delle soglie di sicurezza. In alcune province italiane il livello di vaccinazione, per certe malattie, è sceso al 77 per cento. Abbiamo dati preoccupanti. C’è persino una recrudescenza di epatite, una malattia che avevamo quasi sconfitto grazie alla vaccinazione”.

 

E a questo punto, Beatrice Lorenzin, il ministro della Salute, parla velocemente, intrecciando dati e parole come se lavorasse a maglia: diritto-rovescio, diritto-rovescio, e via di questo passo. “Dall’inizio dell’anno abbiamo avuto 2.395 casi di morbillo. Peggio di noi, nel mondo occidentale, c’è solo la Romania. E il morbillo è ritenuto dalla comunità scientifica, e dall’Organizzazione mondiale della sanità, come il fattore di maggiore rischio per i bambini. I bambini si ammalano, e poi infettano gli adulti. Sui quali la malattia è durissima”. Ma gli italiani si vaccinano poco. Sempre meno. Non vaccinano i figli. C’è diffidenza. Superstizione. Incultura. E la cultura, si sa, è invece una diga costruita per tamponare quel mare immenso di imbecillità che è il genere umano. “I genitori tendono a fare solo le vaccinazioni obbligatorie, e spesso non fanno quelle raccomandate. Come se non fossero importanti. Su internet, ma persino sui giornali, si diffonde una filosofia medievale contro i vaccini. Come se non fosse soltanto grazie ai vaccini che le piaghe infettive che hanno accompagnato per secoli la storia dell’uomo sono scomparse, o quasi, dalle nostre vite”.

E allora, dice il ministro, “il decreto dobbiamo presentarlo. E subito. Si è già perso molto tempo. Alcuni giorni fa al ministero ho ritrovato una nota del 2002 nella quale il capo di gabinetto dell’allora ministro della Salute recepiva degli atti della Direzione generale della prevenzione. In quel documento si criticava la decisione di aver tolto nel 1999 l’obbligo delle vaccinazioni a scuola. Fino al 1999 chi non era vaccinato non poteva iscriversi. E addirittura alcuni vaccini venivano somministrati dai medici negli stessi istituti scolastici. Noi adesso dobbiamo presentare un decreto che riporti le cose a com’erano prima. Nel ‘99 prevalse una moda, un andamento politico e culturale, prevalente anche al ministero della pubblica istruzione, che legava la questione dei vaccini alla libertà di cura e riteneva che precludere l’iscrizione ai non vaccinati fosse discriminante e in contraddizione con il diritto allo studio. Ma non è così. E gli effetti di questa scelta li scontiamo oggi”.Ed è come se l’uomo illuminista, l’uomo moderno e internettiano, si districasse dall’impaccio di una identità che non gli appartiene completamente. E dunque quasi si risveglia, nel cuore dell’Occidente, quel sud povero e pazzo descritto nei libri di Ernesto De Martino, il sud della fine del mondo, dei tarantolati, dei tarocchi, degli sciamani e della magia. “Ma la scienza non è un talk show, non è questione di opinioni. La scienza non è democratica. In Emilia Romagna, a Rimini e Riccione, c’è la più grande concentrazione no Vax d’Italia. E in quella provincia le vaccinazioni sono precipitate al 65 per cento. Con questi dati è a rischio la salute pubblica”.


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La libertà di rifiutare le cure è un diritto costituzionale, ribadito più volte dalla corte di Cassazione. “Ma la profilassi non è cura”, dice il ministro. “La libertà individuale finisce dove ha inizio quella degli altri. E’ un principio cardine delle democrazie liberali. E chi non si vaccina mette a rischio la salute, dunque la libertà, delle altre persone”. Eppure il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, sostiene che l’iscrizione a scuola non può essere vincolata alla vaccinazione, perché questo principio sarebbe in conflitto con il diritto allo studio. E infatti il testo del decreto è oggetto di un’intensa mediazione anche tecnica, non solo politica, dentro il governo. “Il diritto alla salute prevale su tutto”, risponde senza tentennamenti la ministra Lorenzin, “prevale anche sul diritto all’istruzione”. E queste parole ammiccano e danno di gomito. “Negli ultimi anni, dal 1999 a oggi, c’è stata molta tolleranza. Anche perché si percepivano meno i pericoli. E perché i livelli vaccinali, proprio grazie alle vaccinazioni obbligatorie, erano altissimi. E poi era anche un altro mondo. Le persone non si spostavano con la facilità e la frequenza con la quale ci si sposta oggi. E non c’era ancora il fenomeno epocale delle migrazioni di masse umane che si muovono dal sud del mondo verso l’Europa. Le malattie non rispettano i confini. E il governo adesso ha il dovere, urgente, di garantire uguale copertura vaccinaria su tutto il territorio nazionale. Non ci possiamo mettere dieci anni per raggiungere la soglia di sicurezza, che è quella del 95 per cento. Dobbiamo andare veloci, con vaccinazioni di massa sulla fascia dell’infanzia. In questo campo non si può intervenire sull’onda di psicosi collettive, com’è recentemente avvenuto per la meningite. Con centinaia di persone in coda per vaccinarsi improvvisamente. La profilassi, perché sia efficace, va pianificata”.

 

Ma ci sono resistenze (sub)culturali, non solo dentro il governo, ma in tivù, sui giornali, internet, in Parlamento… “Da una parte c’è il desiderio dell’iper tecnologia, anche medica, e dall’altro c’è il rifiuto delle conquiste scientifiche di cui invece disponiamo. E’ un paradosso. Com’è un paradosso che la subcultura anti vaccini passi da Internet, cioè dal dispositivo tecnologico di comunicazione più moderno ed evoluto di cui disponiamo”. Il Medioevo che passa dai cavi in fibra ottica. “Per un anno e mezzo ho combattuto contro il cosiddetto metodo Stamina”, racconta allora il ministro. “Gli scienziati spiegavano che si trattava di una truffa. Eppure la loro parola sembrava contare esattamente quanto quella di un pinco pallino qualsiasi, il primo passante per strada”. O quanto quella di un parlamentare del Movimento cinque stelle. Il capogruppo M5S alla Commissione Affari Sociali della Camera, Andrea Cecconi, disse testualmente: “il Movimento ritiene che il metodo sia efficace”. Di conseguenza chiese al Parlamento di autorizzarne la sperimentazione. “Per questo ci vogliono commissioni di competenza. Dove metti medici e biologi che sanno di cosa parlano. La scienza non è un’opinione. Non è materia per demagoghi e tribuni del Blog”.

 

Beppe Grillo chiamava Uberto Veronesi, cancronesi. “Se è per questo invitava anche le donne a non fare la mammografia. Ma questi non sono temi di scontro politico. Non possono esserlo, non debbono esserlo. Però se li fai diventare parte del tuo programma e presenti leggi in Parlamento, allora mi preoccupo”. Maghi, sciamani, demagoghi e imbonitori servono da compenso psicologico al malumore, alla scarsa razionalità, alle cattive condizioni sociali. E siamo sempre lì. Da Hegel in poi la società occidentale è prigioniera della razionalità, anche nella sua negazione. “Ma con il decreto sui vaccini vogliamo mettere al sicuro tutti i bambini. Anche i figli di quelli che votano per Grillo”.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.