(foto LaPresse)

Vaccinare salva l'umanità

Roberto Burioni

Chi pretende di essere libero di decidere se vaccinare o meno i propri figli chiede in realtà l’autorizzazione per compiere scelte che danneggiano tutta la società

Su internet si trova di tutto: che la Luna non esiste e anche che l’ex presidente Obama è stato portato su Marte (lo dicono due che affermano di averlo visto mentre si trovavano lì). Non stupisce quindi che a leggere i siti web i vaccini siano responsabili di ogni malattia – dall’omosessualità alla calvizie passando per il cancro – e forse anche dei rigori assegnati in maniera discutibile in serie A.

 
In realtà i vaccini, che hanno liberato l’umanità da lutti e da dolori come poche altre cose nella storia, sono estremamente sicuri ed efficaci. Per quanto riguarda la sicurezza, nessun farmaco tra quelli correntemente in uso ha un profilo tanto favorevole (lo dicono i numeri, oggettivi e innegabili); quanto all’efficacia, è difficile negare l’evidenza dei fatti. Il vaiolo è definitivamente scomparso, tanto che il vaccino non serve più; la poliomielite e la difterite sono ricordi ormai lontani (anche se sono pronte a tornare se smettiamo di vaccinare) e amareggia pensare che molte pericolose infezioni sarebbero eradicabili come è accaduto per il vaiolo e questo non è accaduto finora solo perché non si vaccina abbastanza.

 

Il vaiolo è definitivamente scomparso, tanto che il vaccino non serve più; la poliomielite e la difterite sono ricordi ormai lontani

Purtroppo sui vaccini vengono raccontate numerose bugie, che spaventano i genitori e li portano malauguratamente a non vaccinare i figli. La più frequente, quella che lega i vaccini all’autismo, è del tutto infondata e dal punto di vista scientifico corrisponde all’affermare che la terra è piatta o che la forza di gravità non esiste. Come facciamo a stabilire che il fumo di sigaretta può causare il cancro? Andiamo a osservare la frequenza di questa grave malattia nei fumatori e nei non fumatori e ci accorgiamo che è diversa, visto che chi fuma si ammala molto più spesso. Se invece valutiamo l’incidenza dell’autismo tra i vaccinati e i non vaccinati, in tutte le casistiche, anche amplissime, la troviamo identica a conferma che – qualunque sia la causa di questa sindrome neurologica – il vaccino non c’entra. D’altra parte, visto che le lesioni cerebrali che ne sono alla base risalgono a prima della nascita e che con tecniche sofisticate l’autismo si può diagnosticare ben prima delle vaccinazioni, la cosa non ci stupisce. Lo stesso vale per tutte le altre menzogne: non è vero che i vaccini contengono mercurio (è un conservante che non serve più da quando i vaccini sono monodose); non è vero che servono ad arricchire in maniera smisurata le case farmaceutiche (il fatturato 2015 di tutti i vaccini è stato di 318 milioni di euro – pari all’1,4 per cento della spesa complessiva – mentre i farmaci per la sola epatite C, causata da un virus contro il quale purtroppo non abbiamo un vaccino, hanno superato i 1.700 milioni); non è vero che i vaccini contengono sostanze tossiche o metalli pesanti (analisi molto accurate di un ente governativo francese hanno dimostrato che sono pulitissimi e che i dati prodotti da sedicenti scienziati nel loro “laboratori privati” hanno la stessa attendibilità dell’oroscopo) e non sono vere tutte le altre balle che vengono propinate dagli antivaccinisti.


Dove si vaccina a dovere le malattie letteralmente scompaiono, come è avvenuto anche con uno dei vaccini più recenti, quello contro il meningococco di tipo C (messo a punto dall’italiano Rino Rappuoli), che ha praticamente azzerato i casi nel Regno Unito facendoli passare da 1500 all’anno a 14. La cosa interessante – qui veniamo al punto fondamentale – è che questa vaccinazione non ha fatto sparire la malattia solo tra i vaccinati, ma anche tra quelli che il vaccino non l’avevano mai visto. E’ l’effetto “gregge”, che si ottiene quando, in presenza di un numero molto alto di individui immuni, l’agente infettivo non riesce più a circolare.

 

Un esempio drammatico dei pericoli che possono derivare da questa “libertà di scelta” è il morbillo, che è tornato a circolare

Il fatto che un tasso molto alto di vaccinati sia in grado di indurre in una comunità l’immunità di gregge mette la vaccinazione su di un piano completamente diverso, dal punto di vista etico e sociale, rispetto a tutti gli altri interventi profilattici e terapeutici. Infatti se un malato di tumore rifiuta le terapie, costui metterà in pericolo solo se stesso; lo stesso vale per chi non si cura il diabete. Al contrario chi decide di non vaccinare i propri figli non mette in pericolo (notevole) solo i figli stessi, ma anche i figli degli altri e tutta la comunità. Non è quindi possibile invocare legittimamente la “libertà di scelta” in quanto in questo caso la scelta non va a influire solo sulla salute dei propri figli (e già su questo ci sarebbe da discutere, in quanto mettere a rischio la propria prole non è accettabile), ma anche su quella degli altri. Il pericolo derivante dalla circolazione dei virus è altissimo per i più deboli e per i più sfortunati, come i neonati troppo piccoli per vaccinarsi, i bambini che hanno un sistema immune indebolito da una malattia, gli adulti che a causa di una terapia immunosoppressiva hanno perso la protezione e anche per persone sanissime che hanno avuto la sfortuna di non essere immunizzati a seguito della vaccinazione, visto che nessun vaccino tra quelli disponibili è efficace al 100 per cento.

 
Un esempio drammatico dei pericoli che possono derivare da questa insensata “libertà di scelta” ce l’ha offerto negli ultimi anni il morbillo. A causa della diminuzione della copertura vaccinale il morbillo ha ricominciato a circolare negli Stati Uniti nel 2014; nel 2015 una ragazza di 28 anni, che si curava con dei farmaci immunosoppressivi una malattia autoimmune è stata contagiata ed è morta; in Italia, dove il virus non ha mai smesso di circolare a causa della bassa copertura vaccinale, un bambino di 18 mesi che stava combattendo contro una leucemia – con il 90 per cento delle possibilità di farcela – è stato ucciso dal morbillo; nell’epidemia attualmente in corso in Romania 3 dei 17 morti registrati erano bambini di età inferiore ad un anno, troppo piccoli per il vaccino. Se tutti i genitori avessero vaccinato i loro figli senza farsi sviare dalle false superstizioni, nessuno sarebbe morto. Abbiamo infatti un solo modo per difendere questi sfortunati pazienti: vaccinare tutti in modo da ottenere quel 95 per cento di copertura che ci garantisce l’immunità di gregge e impedisce la circolazione del virus. In Italia, a causa del rifiuto delle vaccinazioni, siamo ben al di sotto (circa 85 per cento); nelle zone dove gli antivaccinisti sono molto attivi addirittura si supera di poco il 60 per cento.

 
Si capisce quindi che la libertà di scelta è difficile da invocare nel caso delle vaccinazioni: chi pretende di essere libero di decidere se vaccinare o meno i propri figli chiede in realtà l’autorizzazione per potere compiere scelte che oggettivamente danneggiano tutta la società e mettono a rischio altre persone. Insomma, è come chiedere la “libertà di scegliere” se guidare ubriachi o sobri.

 
Negli Stati Uniti – dove in molti stati non è obbligatorio neppure il casco per i motociclisti, tanto è sacra la libertà di scegliere per se stessi – un cambiamento radicale nell’atteggiamento riguardo alla “libertà di scelta” sulle vaccinazioni si deve all’azione coraggiosa e tenace del padre di un bambino californiano ammalato di leucemia, Rhett Krawitt, che ha spinto le istituzioni a scegliere se garantire ai genitori il diritto di non vaccinare seguendo sciocchezze senza alcuna base scientifica o se assicurare a Rhett il diritto di potere vivere una vita normale senza rischiare la vita frequentando la scuola. Hanno dato ragione a Rhett. In Italia ogni anno 1.500 bambini si trovano nelle stesse condizioni, a combattere un cancro con ottime possibilità di sconfiggerlo ma allo stesso tempo con un sistema immune indebolito che da un lato non consente la vaccinazione, dall’altro li espone a rischi di esito catastrofico nel caso di infezioni.

 
Rispondendo ai genitori che chiedono “libertà di scelta” dobbiamo quindi decidere se garantire a loro la libertà di seguire delle superstizioni senza alcun fondamento o se garantire a questi 1.500 bambini, e a tanti altri, una vita libera dal rischio del morbillo e di altre gravi infezioni. Uno stato dovrebbe difendere i più deboli: e poche persone sono più deboli di un bambino che combatte per la sua vita contro una terribile malattia. Nessuno può essere lasciato libero di scegliere di metterlo in pericolo. La libertà è altra cosa.

 

Roberto Burioni è professore ordinario di Virologia e Microbiologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele