Un missile Neptune ala Fiera militare 'Zbroya ta Bezpeka' a Kyiv nel 2021 (via Wikipedia) 

I missili Neptune, rapida invenzione degli ucraini per battere Mosca (e la Moskva)

Enrico Pitzianti

Il danno più grave subito dall'esercito russo è stato causato da armi progettate e prodotte a Kyiv. Non basta smettere di mandare aiuti militari in Ucraina per far finire la guerra

Ogni giorno in tv sentiamo dire che questa guerra è alimentata dall’occidente che si ostina a fornire aiuti militari all’Ucraina. Il ragionamento è: se smettessimo di mandare armi a Kyiv la guerra finirebbe subito, perché l’esercito ucraino si arrenderebbe. Oggi, finalmente, abbiamo un dato che dimostra che questo ragionamento non sta in piedi: i missili che hanno colpito e affondato l’incrociatore Moskva non sono né inglesi né americani, sono ucraini. Progettati e prodotti a Kyiv.  

  
Il danno subìto dall’esercito russo con la perdita del suo incrociatore Moskva (12 mila tonnellate di peso e 700 milioni di euro di valore) è uno dei più gravi dall’inizio del conflitto. Un danno innanzitutto simbolico, visto che si trattava dell’ammiraglia della flotta russa del Mar Nero, ma anche militare, considerato che la Moskva aveva partecipato attivamente alla guerra russa in Siria, all’invasione della Crimea e della Georgia. Apparentemente per riuscire a colpirlo le forze ucraine hanno tenuto occupato il suo sistema difensivo con un diversivo efficace, un drone Bayraktar. 

  
I missili che hanno colpito l’incrociatore si chiamano Neptune, sono stati sviluppati in Ucraina con uno scopo preciso: tenersi pronti a un’invasione decisa da Mosca. In altre parole: la minaccia russa che grava su Kyiv  da anni ha fatto sì che crescesse un forte sentimento  di resistenza, che ha fatto la differenza durante il primo mese di guerra. E ha determinato  anche lo sviluppo di armamenti e strumentazioni  con l’intento di poter far fronte al pericolo russo. Per l’ennesima volta, quindi, Putin ha ottenuto l’opposto di ciò che desiderava: i danni che l’esercito ucraino sta riuscendo a infliggere a quello russo sono conseguenza diretta di decenni di pressioni, ingerenze e minacce da parte di Mosca. I missili R-360 Neptune furono presentati per la prima volta nel 2015, subito dopo l’annessione russa della Crimea del 2014. Al tempo non ci fu molto clamore, né particolari attenzioni da parte dei media, oggi invece sono diventati un motivo d’orgoglio ucraino. “Per la prima volta una nave da guerra è stata distrutta da un missile anti nave fatto interamente in Ucraina”, ha scritto su Twitter Daria Kaleniuk, la direttrice del Centro anticorruzione ucraino (Antac). E il suo è un pensiero condiviso:  ogni grande nave militare è un pezzo galleggiante di territorio nazionale e perderlo equivale a un duro colpo per il morale delle truppe, che nel caso specifico di quelle russe era già piuttosto basso. Dalla presentazione dei Neptune nel 2015 c’è stata una fisiologica fase di sperimentazione e nel marzo 2021, infine, sono entrati in dotazione all’esercito ucraino. L’azienda che li produce, la Luch Design Bureau con sede a Kyiv, li descrive come un’arma estremamente versatile, capace di colpire non solo incrociatori, ma anche fregate, cacciatorpediniere, portaerei e mezzi blindati da sbarco. Sono missili progettati per danneggiare navi fino a 5 mila tonnellate, ed è per questo che sulla Moskva ne sarebbero stati lanciati due, considerato che il peso dell’incrociatore raggiungeva le 12 mila. I missili Neptune pesano poco meno di 900 chilogrammi l’uno, hanno un diametro di 420 millimetri e una lunghezza di circa 5 metri. Descritti così potrebbero apparire come un’arma ingombrante, ma parliamo di missili anti nave, quindi non lo sono per niente. Peraltro i tempi con cui il sistema di lancio può essere pronto all’uso sono di soli quindici minuti e il lanciamissili mobile (lo stesso da cui probabilmente è partito l’attacco alla Moskva) è un mezzo piuttosto maneggevole, si chiama “Neptune 360St” ed è realizzato a partire da un camion Uspu-360. La testata esplosiva del Neptune è di 150 chili, ed è trasportata (fino a un massimo di 300 chilometri di distanza) da un motore a razzo e, durante la fase di crociera, da un motore turbogetto Ms-400. 

  
I Neptune sono l’evoluzione del Kh-35, un missile anti nave sovietico. D’altronde la Luch Design Bureau fu fondata nel 1965, in piena epoca sovietica. Che il primo caso di utilizzo dei Neptune sia stato contro una nave russa suona alle orecchie di Mosca come un paradosso e un affronto. Ma segna in realtà un punto di svolta morale: l’uso di armi precise e tecnologicamente avanzate caratterizza i conflitti contemporanei in cui si cerca di ridurre al minimo sia l’impiego di truppe che il numero di vittime civili. L’impiego ucraino dei Neptune va in questa direzione. Ha arrecato a Mosca un danno enorme con un numero di vittime esiguo. In questo modo Kyiv sottolinea la differenza tra la propria strategia e quella russa, che invece prevede l’accettazione di un numero enorme di vittime sia militari sia civili. 
 

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