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Roma Capoccia

Per lo stadio Olimpico ristrutturazione in vista di Euro 2032: più comfort, meno marmi, stesso caos ai tornelli

Alessandro Catapano

C’è un progetto, che diventerà esecutivo entro metà 2026, con cui Sport e Salute vuole trasformare l’Olimpico nello “Stadio della Nazione”, come lo Stade de France o il Twickenham

Difficilmente diventerà la versione italiana del Santiago Bernabeu, il colosso tecnologico che dopo quattro anni di lavori (e non un euro di denaro pubblico) ha restituito al Real e a Madrid uno straordinario esempio di innovazione urbana partita dal calcio. Certamente, però, lo stadio Olimpico – un tempo dei Centomila, splendore di marmi bianchi e arrivi a cinque cerchi, tra colombe in volo e bandiere al vento, orgoglio di ingegneria italica poi imbruttito dal restyling del 1990 – non è nemmeno la vecchia cattedrale carica di passato, ma priva di futuro. È in questi giorni vittima, più dei propri demeriti, della narrazione sullo stato “comatoso” (copyright Ezio Simonelli, presidente della Lega Serie A) degli stadi italiani indagati dall’Uefa nel cammino verso Euro 2032. Non sta messo così male – e, a parte l’Allianz, casa della Juventus, è l’unico insieme al Franchi di Firenze a non essere stato bocciato dalla delegazione europea guidata da Michele Uva – e promette di stare molto meglio nel prossimo futuro.

 

C’è un progetto, che diventerà esecutivo entro metà 2026, con cui Sport e Salute, la partecipata al 100 per cento dal Mef che gestisce il Foro Italico, vuole trasformare l’Olimpico nello “Stadio della Nazione”, come lo Stade de France o il Twickenham. Una dicitura – assai gradita al governo – che non sostituirà il riferimento ai cinque cerchi (abbiamo già dato con le insegne del Coni), ma spiega cosa diventerà l’impianto: uno stadio che deve rispondere a una domanda preliminare. Come verrà utilizzato quando Roma e Lazio avranno il loro stadio di proprietà, a Pietralata e sulle fondamenta del vecchio Flaminio, non prima del 2029? La risposta è semplice: aumenterà la sua vocazione multidisciplinare. Dovrà ospitare rugby (Sei Nazioni) e atletica (Golden Gala), calcio (Nazionale) e, perché no, tennis, quando gli Internazionali otterranno l’agognato status di torneo del Grande Slam e l’attuale offerta – Centrale, Pietrangeli, Marmi – non sarà più sufficiente.

 

Chissà se arriverà prima l’upgrade tennistico o l’Europeo 2032, per il quale l’Olimpico riqualificato, in competizione con il futuro stadio della Roma, si candiderà a ospitare la finalissima. Per allora l’impianto – come prevede il progetto di SeS – avrà capienza aumentata (fino ad almeno settantamila spettatori) e spalti ripensati. Via gli uffici federali dalla pancia dello stadio, che saranno trasferiti in un nuovo centro direzionale; spalti riorganizzati per il pubblico e, soprattutto, per il corporate, perché il nuovo Olimpico dovrà essere una macchina da soldi, più di quanto già non sia con i concerti estivi. Sarà un proliferare di aree hospitality per ricchi paperoni e alti dignitari, come ormai accade ovunque. Chissà se il lifting risolverà anche il problemino di inagibilità – accessi al campo non a norma per i mezzi di soccorso – ereditato dai Mondiali del ’90 e da anni bypassato con autorizzazioni prefettizie.

 

Il progetto, inserito nel più ampio restyling del Foro Italico, quello che dovrebbe finalmente coprire il Centrale del tennis, costerà cento, centodieci milioni di euro. Vedremo quanti ne metterà lo Stato e quanti arriveranno dai privati. Non è prevista, per ora, una nuova copertura, perché farebbe lievitare i costi. Casomai, se ne parlerà dopo il 2032. Non sono previsti nemmeno miracoli: restano i problemi di sempre, come arrivarci e dove parcheggiare senza farsi venire l’esaurimento nervoso o fare chilometri a piedi. A Sport e Salute non sono ancora attrezzati per i prodigi. Bisognerà attendere la Metro C alla Farnesina. Lo voglio vedere questo film Luce, si diceva un tempo.

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