
Roma Capoccia
Il restauro invisibile della colonna di Marco Aurelio
Davanti a Palazzo Chigi le impalcature sono state montante mesi fa, ma tutto sembra fermo. La Soprindenza: “Stiamo nella fase del monitoraggio, per quello sembra che i lavori non siano partiti”
Chissà se anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, guardando fuori da una delle grandi finestre di Palazzo Chigi per distrarsi da una delle tante impellenze, se n’è accorta. Di certo l’altissima struttura metallica che ormai da due mesi occhieggia minacciosa su piazza Colonna non passa inosservata. Nascosta dietro al ferro scuro dei ponteggi e ai cartelloni colorati di Caput Mundi – il programma da 500 milioni di recupero, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale e archeologico della capitale – si trova la colonna coclide di Marco Aurelio. Un capolavoro della storia dell’arte antica. Trenta metri di marmo scolpito a spirale, più una dozzina di basamento, che da diciotto secoli si sforzano di spiegare in latino cosa significhi imperium. Il tutto ora avvolto come un salame da ponteggi che promettono un restauro illuminato, letteralmente, visto che c’è pure il rifacimento dell’impianto luci. Costo totale un milione e spicci.
Le impalcature sono state montate lo scorso 11 aprile e i lavori di restauro dovranno essere completati entro la primavera del 2026 perché il programma Caput mundi è finanziato attraverso i fondi del Pnrr. Peccato che, trascorsi due mesi dal montaggio, di luci accese o di operai non se ne veda neanche l’ombra. Nemmeno un caschetto giallo in cima alla colonna, neanche una martellata. Nulla. Silenzio marmoreo. Ma cosa sta succedendo? In Campidoglio e alla Sovrintendenza capitolina non ne sanno nulla: “Non è competenza nostra”, si schermiscono. L’appalto in effetti è in mano alla Soprintendenza speciale archeologia, belle arti e paesaggio di Roma, che risponde direttamente al ministero della Cultura. E infatti il giorno in cui sono stati montati i ponteggi è stata proprio la Soprintendente speciale, la dottoressa Daniela Porro, a promettere: “L’intervento conservativo vero e proprio inizierà dopo Pasqua”.
E non c’è dubbio che quella espressione, “dopo Pasqua”, indichi un tempo indeterminato. Senza fine. Ma a ogni modo, Pasqua è passata. Anche la Pentecoste. Manca solo Ferragosto. Così proviamo a rintracciare la dottoressa Porro, ma il telefono tace. Ci rifugiamo allora nel numero affisso alle impalcature, quello della responsabile dei lavori, la dirigente Marta Baumgartner. Risponde. “I lavori? Sono partiti”, ci dice. E però: “Qui, tutti giurano il contrario. I baristi, i commessi, perfino gli uscieri di Palazzo Chigi dicono che non si vede mai nessuno”, proviamo a replicare. Lei sospira: “Allora non lo so. Contattate l’ufficio stampa”. E se non lo sa lei, verrebbe da dire, chi può mai saperlo? Forse l’imperatore Marco Aurelio stesso, ma per ora tace anche lui. Con diligenza però, seguiamo alla lettera il consiglio e contattiamo l’ufficio stampa della Soprintendenza che ci spiega che i lavori sono sì iniziati, ma che al momento sono “nella fase di monitoraggio e osservazione”. In pratica, si sale sui ponteggi, quando capita, e si guarda con amorevole lentezza il livello di “ammaloramento” dei fregi che decorano tutti e 30 i metri della colonna. Una contemplazione ascetica direbbe qualcuno. Da monaci stiliti. Ma quando finirà questa fase zen? Mistero. “Non abbiamo una risposta”, ammettono dal Mic. E in fondo, non è questa la vera grande bellezza di Roma? L’incanto della sospensione. Il restauro che c’è ma non si vede. Il lavoro come atto di fede. A due passi dalla presidenza del Consiglio, un Pnrr che, arrivato all’ultimo miglio, inciampa sul sampietrino dell’indecisione.