Roma Capoccia
Sarà la volta buona per lo stadio Flaminio?
Lotito pronto a presentare un progetto per trasformare l’arena abbandonata nel nuovo stadio della Lazio
Che questa sia davvero la volta buona per salvare lo Stadio Flaminio dall’abbandono in cui versa dal 2011? In Campidoglio circola un cauto ottimismo. Il patron della Lazio (e senatore di Forza Italia) Claudio Lotito negli scorsi giorni ha mostrato in anteprima all’assessore allo Sport Alessandro Onorato un progetto. “E’ molto ambizioso, stavolta sono ottimista”, ha commentato poco dopo l’assessore. E anche Lotito non ha nascosto un certo entusiasmo. Il progetto il sindaco Roberto Gualtieri non lo ha ancora visto. Il primo cittadino però si fida ciecamente del suo assessore allo Sport. Ad ascoltare il presidente laziale d’altronde basterà aspettare poco. L’intenzione della società biancoceleste è quella di presentare il progetto al sindaco nelle prossime settimane. A quel punto tutto potrebbe iniziare. La procedura dovrebbe ricalcare quella già avviata dall’altra squadra della capitale, l’As Roma, per la nuova arena a Pietralata. Un project financing, una partnership pubblico-privata, in questo caso dal valore di 250 milioni di euro, su un terreno (e in questo caso anche su una struttura) di proprietà pubblica. L’iter è quello della legge sugli stadi. Dunque un primo passaggio in conferenza dei servizi preliminare del progetto di fattibilità economico finanziaria, con eventuali prescrizioni da parte degli enti coinvolti, il voto dell’interesse pubblico in Assemblea capitolina. Poi, assorbite le prescrizioni della conferenza dei servizi preliminare, alla Lazio spetterebbe la presentazione del progetto definitivo (è su questo passaggio che è al momento blocccato il progetto giallorosso). Depositato il progetto definitivo, si aprirà la conferenza dei servizi decisoria, prima di un secondo voto in Assemblea capitolina. Infine, visto che si tratta di un bene di proprietà pubblica, il progetto esecutivo andrà a bando (una procedura più formale che sostanziale).
Gli ostacoli ovviamente ci sarebbero sin dal primo passaggio. Il principale intoppo, neanche a dirlo, riguarda la Soprintendenza. Lo stadio, progettato a fine anni ‘50 dall’architetto razionalista Pier Luigi Nervi, è vincolato. Per questa ragione già in passato altre ipotesi progettuali, sia della Lazio, sia della Roma sono naufragate. Non sembra un caso dunque che per il progetto Lotito si sia affidato allo studio di architettura Arup, lo stesso che ha già progettato la riqualificazione di un’altra arena progettata da Nervi, ma trent’anni prima, l’Artemio Franchi di Firenze. I problemi in passato hanno riguardato soprattutto l’ampliamento dei posti a sedere – che oggi sono solo 24 mila – e la copertura dello stadio, necessaria per partecipare a tutte le principali competizioni. Lotito è convinto di aver trovato una soluzione. Il progetto restaurerà, senza toccarla, la struttura esistente. I nuovi 26 mila posti sedere necessari per arrivare ai 50 mila a cui mira il patron laziale saranno quindi agganciati con nuovi moduli che riprenderanno lo stile dell’impianto di Nervi. Mentre la copertura sarà adagiata su dei piloni esterni alla struttura. Basterà a convincere Soprintendenza e fondazione Nervi?
C’è poi una seconda questione. Per il futuro dello stadio ci sono già due progetti che sono stati presentati. Uno lo conosce bene il ministro dello Sport Andrea Abodi, che è stato anche presidente del Credito sportivo. E’ il progetto presentato lo scorso anno da Cdp proprio con il Credito sportivo e che prevede la realizzazione di una cittadella dello sport nel quartiere che abbia nel Flaminio il suo cuore pulsante. Cdp e Credito sportivo rinuncerebbero ad andare avanti ? L’altro progetto lo ha presentato la Roma Nuoto. Due anni fa è stato rigettato dalla conferenza dei servizi preliminare per via del parere della Soprintendenza che lo ha giudicato “invasivo”, un bocciatura stoppata dal Tar. Così adesso la società ha chiesto di riaprire la conferenza dei servizi. Il ragionamento che si fa a Palazzo Senatorio però è circa questo: se c’è un club della città come la Lazio che ha un progetto realizzabile per il Flaminio, beh quel club deve avere la priorità assoluta. D’altronde sono 13 anni che lo stadio è in uno stato di totale abbandono. Tutti i tentativi di riqualificazione sono stati abortiti. Senza un progetto, si ragiona, il rischio è che per cercare di conservare senza alcuna alterazione l’opera di Pier Luigi Nervi si finirà con il doverla abbattere per ragioni di sicurezza.