Roma Capoccia
Parte finalmente la bonifica dell'ex discarica di Malagrotta
Il sindaco Gualtieri: “Vorremmo diventasse come Central Park”. Ma la vera sfida ora è fare il termovalorizzatore
A via Casal Lumbroso tutti parlano di “giornata storica”. Lo fa il sindaco Pd Roberto Gualtieri, lo ripete il presidente di centrodestra della regione Lazio Francesco Rocca, lo conferma anche la viceministra leghista all’Ambiente Vanna Gava. Siamo a pochi passi dall’ex discarica di Malagrotta, la grande buca scavata in una vecchia cava che per decenni ha accolto, senza neanche un trattamento preventivo, i rifiuti di Roma, fino a ricoprire, con i suoi 50 milioni di tonnellate di spazzatura, 240 ettari di terreno, con colline alte anche 80 metri. La più grande discarica d’Europa. Forse si eccede di retorica, ma per una volta qualcosa di davvero importante sta per succedere. La struttura commissariale guidata dal generale Giuseppe Vadalà ha assegnato le due maxi gare per mettere finalmente in sicurezza l’area, ovvero per chiudere adeguatamente quell’enorme buca gonfia di monnezza e impedire che continui a inquinare.
Il primo intervento, vinto dall raggruppamento d’imprese guidato da Nico Srl per un costo di 116 milioni di euro, servirà alla copertura della discarica per evitare che l’acqua piovana, cadendo e filtrando tra i rifiuti, produca percolato. Saranno realizzati 216 pozzi che, raggiungendo anche gli 85 metri di profondità, emungeranno il percolato e aspireranno il biogas. Il secondo intervento, da 58,5 milioni, sarà realizzato da un altro raggruppamento di imprese internazionali guida da Trevi Spa. Servirà a realizzare una cintura plastica profonda 35 metri e spessa uno che circonderà l’intera discarica per 6,3 chilometri. Il suo scopo sarà quello di raccogliere il percolato che si è già prodotto in questi anni in cui la discarica è rimasta sprovvista di una copertura evitando che si riversi nelle campagne circostanti. La cintura impermeabilizzata sarà esterna a quella di cinque chilometri che già circonda la discarica, ma che, secondo l’Arpa e la procura di Roma, è già stata penetrata in diversi punti dal percolato, avvelenando le falde acquifere circostanti. Proprio per questa ragione, la fuori uscita del percolato dalla discarica, Manlio Cerroni, l’ultranovanntanenne proprietario di Malagrotta, assolto nel 2018 per traffico illecito di rifiuti, è sotto processo a Roma per disastro ambientale (la procura ha chiesto una condanna a 17 anni). I lavori partiranno ad agosto e dureranno 36 mesi.
L’intervento era atteso dal 2013, l’anno in cui l’allora sindaco Ignazio Marino decise la chiusura di Malagrotta. Nel 2016 la Commissione europea ha aperto una pre- procedura d’infrazione, la Eu-Pilot 9068-16, perché alla discarica non era mai stata applicata una copertura per evitare la formazione di percolato come previsto dal diritto comunitario e dal codice dell’ambiente. L’intervento – da centinaia di milioni di euro – lo doveva realizzare il proprietario del terreno, e cioè l’E.Giovi di Cerroni. L’azienda è in realtà da anni gestita da un commissario, Luigi Palumbo, perché gravata da un’interdittiva antimafia. Il rimpallo di responsabilità con la regione andato avanti per anni, ha avvicinato sempre di più la vera procedura d’infrazione che avrebbe avuto un costo di 200 mila euro al giorno. Così nel febbraio del 2022 il governo Draghi ha nominato commissario per l’adeguamento della chiusura e la bonifica della discarica il generale Giuseppe Vadalà, già a capo della struttura commissariale che si occupa in tutta Italia delle bonifiche delle discariche. E’ questo passaggio che segna la svolta che ha portato ieri all’annuncio dell’imminente inizio dei lavori. Poco più di un anno dopo, era il marzo del 2023, il governo ha autorizzato la spesa dei 250 milioni di fondi europei per bonificare la discarica. “C'è una rivalsa già attivata per 250 milioni sulla E. Giovi. Ci può essere anche la confisca dei terreni”, spiegava ieri il generale Vadalà. La “vergogna”, parola ieri ripetuta da Rocca, Gualtieri e tutti gli altri presenti, sta nei 14 che, se tutto va bene, saranno serviti per mettere in sicurezza quest’area e, soprattutto, per garantire alla capitale un’alternativa per smaltire il suoi rifiuti.
Il sindaco è convinto di averla trovata e ieri ne ha approfittato per ribadirne l’importanza: “La valorizzazione energetica – ha detto – è l’unica alternativa alle discariche. Senza il nostro piano già oggi le gru starebbero scavando una discarica da un milione di tonnellate che sarebbe durata soli 4 anni. Malagrotta è un monito permanente sulla necessità di cambiare il ciclo dei rifiuti, con la quota indifferenziata che deve andare verso un termovalorizzatore”. A Gualtieri fa gioco anche la coincidenza di date. Se tutto va come dovrebbe il 2027 sarà l’anno della svolta: Malagrotta sarà messa finalmente in sicurezza e a Santa Palomba il nuovo termovalorizzatore comincerà a lavorare. Mentre per Malagrotta il sindaco sogna: “Vorremmo diventasse un parco, anche Central Park era la discarica di New York”. Ma a destra come a sinistra non mancano gli avversari dell’impianto. Ieri lo diceva il consigliere regionale della Lega Daniele Giannini: “Altro che termovalorizzatore, Malagrotta è la dimostrazione che i maxi impianti non funzionano”. Come lui la pensano la Cgil e diversi consiglieri capitolini che pure sono nella maggioranza che sostiene il sindaco.
Roma Capoccia - Odo romani far festa