(foto Ansa)

Roma Capoccia

La Galleria Colonna diventerà una paninoteca per turisti ciabattanti?

Gianluca Roselli

"Se non ha funzionato prima, perché dovrebbe funzionare adesso?". Dopo la riapertura del passaggio in largo Chigi, sono solo tre gli spazi commerciali in funzione. Ma il progetto pare ambizioso

Roma. Potrebbe essere uno dei punti di forza per la rinascita della città, un crocevia di sosta per chi gravita in centro, un luogo affascinante dove fare shopping, mangiare qualcosa o prendere un caffè. Ma sarà davvero così? Parliamo della Galleria Alberto Sordi, ovvero galleria Colonna, tra largo Chigi e via del Tritone, che, dopo due anni di lavori, lo scorso 23 gennaio è stata restituita alla città. Il problema, però, è che è ancora vuota. Dei 27 spazi commerciali del passato si è scelto di utilizzarne 15, ma aperti ce ne sono solo tre: il bar pasticceria di Iginio Massari, un negozio Calvin Klein, il marchio inglese di giocattoli Hamleys. Facendo i famosi quattro passi in galleria, l’effetto straniante alla “ground zero” mette un po’ tristezza. Gli stessi turisti sembrano spiazzati: entrano e restano sorpresi dal vuoto che li circonda. Allora non resta che affidarsi ai cartelloni. “Ri-vivere la realtà romana in una luce nuova”, recita un logo che si ripete più volte. Il 18 aprile aprirà il marchio giapponese di abbigliamento Uniqlo, col suo secondo negozio italiano dopo Milano. E poi, presto, anche un nuovo Mondadori Book Store. Ma non nello stesso punto dove un tempo campeggiava la Feltrinelli, uno degli ultimi negozi a chiudere, nel maggio 2022, sancendo il fallimento di un luogo che, appunto, nel giro di pochi anni ha visto abbassare la saracinesca di tutte le attività commerciali, compreso il bar che formava una sorta di isola. “Se non ha funzionato prima, perché dovrebbe funzionare adesso?”, è la domanda che rimbalza tra chi gravita lì intorno, compresi i dipendenti della presidenza del consiglio. Già, perché questo luogo-non luogo non è mai stato granché amato dai romani. Forse perché troppo centrale, caotico e di passaggio: ci si passa, appunto, ma non ci si ferma.

Ora il progetto pare ambizioso, con la riqualificazione e il restyling da 10 milioni di euro promosso dal Fondo Megas, gestito da Prelios, società milanese di gestione del risparmio e immobiliare, le cui quote sono detenute dalla Fondazione Enasarco, l’ente di previdenza del commercio. E’ stata realizzata una nuova illuminazione, con rimessa a nuovo di marmi, vetrate e lucernai. Il liberty risplende e rivive di nuova luce.

Sui 10 mila mq si punta a un fatturato superiore a 100 milioni di euro, il doppio della gestione precedente, con una previsione occupazionale di circa 800 persone tra lavoro diretto e indotto. Tra i marchi di abbigliamento in arrivo Havaianas, ma importante sarà anche la parte “food” con il ristorante Stendhal (gemello di quello milanese?), l’Antica Focacceria San Francesco (che ha già aperto e poi chiuso un ristorante in centro) e Rossopomodoro. “La riapertura è un altro segno tangibile di una città che torna a crescere e ad attrarre investimenti”, ha detto il giorno dell’apertura il sindaco, Roberto Gualtieri. “Tenere a battesimo la nuova Galleria ci rende particolarmente orgogliosi ed è la conferma della nostra presenza consolidata nella Capitale”, ha spiegato il presidente di Prelios, Fabrizio Palenzona (ex Unicredit e Gemina).

La Galleria sarà anche sede di mostre d’arte ed eventi culturali, con la possibilità di affittarla per eventi pubblici e privati. Nata nel 1922 grazie al lavoro dell’architetto Dario Carbone, nel secolo scorso divenne nota come Galleria Colonna, amata e frequentata dalla nuova borghesia capitolina. Nel 2003 è stata  ristrutturata e dedicata ad Aberto Sordi. Poi ci sono state luci e ombre, fino alla chiusura negli ultimi anni di tutte le attività commerciali. Nel 2018 sono arrivati i milanesi col fondo Megas, ovvero Prelios, a rilevarla. Per rinascere (si spera). 

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