Daniele Leodori con Nicola Zingaretti nel 2019 (LaPresse)

Roma Capoccia

Tregua di correnti nel Pd laziale sulla candidatura di Daniele Leodori

Marianna Rizzini

Per la carica di segretario regionale dem sembra esserci concordia attorno al nome dell'ex vice di Nicola Zingaretti. Dopo giorni convulsi, può sorridere anche il sindaco Gualtieri

Convergenza? Pax romana? Comunque la si voglia chiamare, è un segno dei tempi la concordia dem mostrata (oppure ostentata) attorno alla candidatura a segretario del Pd laziale di Daniele Leodori, già vice di Nicola Zingaretti e delfino del compianto Bruno Astorre – candidatura lanciata ufficialmente martedì sera, alla presenza e con l’endorsement di molti nomi noti del Pd romano (tra gli altri: Nicola Zingaretti, Mario Ciarla, Marta Bonafoni), e suggellata ieri con la presentazione in sostegno di Leodori della lista Rete democratica (tra gli altri, intervenivano Ciarla, Eleonora Mattia e il deus ex machina del pd romano e deputato Claudio Mancini). E tanto più risaltava, la concordia che dovrebbe portare in dote la tranquillità anche per il sindaco Roberto Gualtieri (no richieste di rimpasti), visto che era stata preceduta da giorni convulsi.

 

L’unico sfidante di Leodori, Mariano Angelucci, infatti, consigliere comunale e dem riformista vicino a Gualtieri e allo stesso Mancini (intervenuto però come si è detto a sostegno di Leodori), si era autosospeso dalla competizione, per rientrarvi sempre martedì sera, in polemica con il partito locale e con la neo segretaria Elly Schlein per la gestione a suo dire troppo accentratrice della fase preparatoria (“hanno deciso i tempi, poi sono state decise delle regole che hanno modificato in corsa senza alcuna spiegazione… sembra che il partito sia una loro proprietà. Tutto questo nel silenzio a oggi della nostra segretaria che nessuna parola ha detto sul congresso del Lazio”).

 

Intanto, per Leodori, parlavano la deputata dem Michela Di Biase e Ciarla, capogruppo pd in consiglio regionale (“penso Leodori sia la persona giusta per guidare con competenza, equilibrio e rinnovato entusiasmo il nuovo corso del Pd del Lazio”). Anche il deputato Roberto Morassut dava il suo sostegno (“credo che Leodori possa contribuire a trovare la coesione necessaria per il Pd nella lunga battaglia di opposizione in Regione”). Lui, Leodori, diceva di volersi candidare “per una nuova idea di partito” e si proponeva, a lungo termine, di incalzare una giunta “che ha poche idee”, con un “percorso di riorganizzazione di un vasto campo e di una vasta coalizione, coesa sui temi dello sviluppo e della tenuta sociale, per controbattere l’inerzia dell’amministrazione Rocca. Si è fermi su tutti i temi. Ma il sistema è messo a dura prova dalla crisi economica”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.