Il corpo sembra evaporare in un flusso oceanico di nebbia e di spettri, come fosse crocifisso nel ventre sinuoso degli antichi canti sospirati dal Maldoror di Lautréamont. Una danza ellittica di antiche memorie, sospese tra decadenza industriale e pareti annerite, oscurate da anni di incuria.
In queste foto, in apparenza così serpentine e fantasmatiche, liminali come il riflesso d’argento di un plenilunio autunnale, c’è la vita, troppo breve ma di rara, prismatica intensità, di Francesca Woodman.
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