Fabio Rampelli (Foto LaPresse)

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Civico, tecnico o politico? Il rebus del candidato di destra per le regionali nel Lazio

Andrea Venanzoni

La maggioranza di governo ha la strada spianata pure per le prossime elezioni regionali, ma le variabili sono imprevedibili e serve un nome forte per vincere. Ecco i profili papabili, tra autocandidature (Rampelli) e nomi civici 

Con la formalizzazione delle dimissioni di Nicola Zingaretti si è aperta ufficialmente la partita per il rinnovo degli organi di governo della Regione Lazio
Il centrodestra al governo del paese si trova nella non invidiabile posizione di avere, in ipotesi e sulla scia dei sondaggi, una sorta di strada spianata: le divisioni di una sinistra balcanizzata e il radicamento territoriale fortissimo di Fratelli d’Italia sembrerebbero indicare una vittoria facile. Ed esattamente come in tutti gli scenari in apparenza già scritti, sono le variabili imprevedibili a complicare il quadro e a ingarbugliare la matassa. In primo luogo, la scelta del candidato.
Una scelta non facile in questa epoca di recessività della politica, e in cui la dimensione civica e quella tecnica sembrano, in automatico e senza reale motivo, apparire preferibili. 

Comoda via di fuga dalla assunzione di responsabilità e però, al tempo stesso, scelta di scarsa incisività, specialmente se si considera la potenza di fuoco e la consistenza sontuosa dei voti a disposizione delle forze di maggioranza: appare infatti piuttosto incongruo per un partito forte e radicato nel Lazio come quello meloniano dover evocare per lo scranno più alto della Pisana un nome non politico ma scelto dal mondo della sempre indefinibile società civile.
In questo momento, due sono gli apparenti sotto-testi della difficoltà di scelta. 

Da un lato la dicotomia Roma-provincia, con l’emersione di volti politici come quelli di Trancassini o Procaccini, espressione di quelle aree geografiche che spesso per la destra in Regione si sono rivelate vincenti, e che pure negli ultimi anni, vedasi caso Latina, si sono fatte più contendibili per la sinistra.
E c’è poi la vexata quaestio di un nome direttamente non politico. 

In pole position su questo versante, sembra svettare nettamente Francesco Rocca, presidente nazionale della Croce Rossa Italiana e già in predicato per un posto da ministro della Salute. 

Una scelta di spessore, vista la caratura del personaggio, ma, al tempo stesso, un segnale di debolezza per una politica che sembrerebbe voler abdicare al peso della decisione: tanto più se si considera, come si accennava più sopra, il peso specifico del centrodestra, e in particolare di FdI, nel Lazio.

Nei giorni scorsi, per increspare le acque immote e per propiziare la definizione del nome del candidato, il vicepresidente della Camera e uomo forte di FdI Fabio Rampelli ha proposto il proprio nome.  Le autocandidature, è noto, sono sempre rischiose e per questo la mossa è più parsa strategia per costringere lo schieramento a esprimere un candidato in tempi veloci, spezzando l’impasse, piuttosto che vera autocandidatura.

In seguito, Maurizio Gasparri, riprendendo il medesimo spartito, ha invocato la necessità che il candidato sia espressione del mondo politico, e non più un civico o un tecnico.

Inutile ricordare come la scelta del candidato sia praticamente esclusiva di Fratelli d’Italia, un aspetto questo su cui gli alleati concordano senza obiezioni: il partito meloniano veleggia nel Lazio, sondaggi alla mano, saldamente oltre il 30 per cento dei consensi, mentre Forza Italia e Lega devono accontentarsi di circa un 5 per cento ciascuno. In questo quadro, più che alla finestra i due alleati sembrano comodamente seduti sulla proverbiale riva del fiume in attesa di un passo falso. E il passo falso quando si propongono nomi civici ha un precedente piuttosto recente, divenuto un paradigma assoluto di cosa non fare quando si è alle prese con impasse sulle candidature. Enrico Michetti e la sua debacle, infatti, bruciano ancora. 

Messaggio recepito, potrebbe dirsi. Il nome di Chiara Colosimo, già battagliera consigliera regionale e presidente della commissione Trasparenza e Pubblicità della Regione e ora deputata, sembra in queste ore farsi prepotentemente strada.

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