Roma capoccia

Al commiato da governatore di Zingaretti ricompare Ruberti, ed è segno dei tempi

Marianna Rizzini

In Campidoglio in molti rivorrebero l'ex capo di Gabinetto di Gualtieri proprio nel momento di massima difficoltà e costernazione per il Pd, che guarda alle regionali con qualche difficoltà 

E ieri c’era anche Albino Ruberti, l’ex capo di gabinetto del sindaco Roberto Gualtieri, dimessosi a fine agosto dopo la pubblicazione su questo giornale di un video in cui Ruberti, durante una lite notturna, urla “mettetevi in ginocchio o vi sparo”. C’era alla presentazione del rapporto di fine mandato del governatore uscente del Lazio Nicola Zingaretti (che oggi annuncia le sue dimissioni). C’era e parlava con tutti, Ruberti. Ed è un segno dei tempi oltre che del tempo che passa, in attesa che arrivi l’archiviazione del caso, e ferma restando la non opportunità del comportamento, vista la carica.

E’ un segno dei tempi perché in Campidoglio in molti lo rivorrebbero, Ruberti, ingombrante nei modi ma indispensabile alla mastodontica macchina romana, così raccontano negli uffici dove passano dossier di complicata gestione (che rischiano di incepparsi).

Richiamare Ruberti, già capo di Gabinetto di Zingaretti, oltre che di Gualtieri, questa l’idea-simbolo che circola per un Comune assediato dalla realtà di una Roma ingovernabile, dove sul tavolo dell'alto funzionario giungevano, prima delle dimissioni, le carte riguardanti tutti i principali punti in agenda, dall’inceneritore all’Expo al Giubileo ai rifiuti. E tutto si tiene, attorno alla storia dell’“ottimo tecnico dai modi spicci”, come lo definivano sconsolati alcuni consiglieri pd, all’indomani del pasticciaccio.

Soprattutto, il caso Ruberti si incunea nel momento di massima difficoltà e costernazione dem, visto l’attorcigliamento della linea “campo largo a tutti i costi”. Si dà il caso infatti che Giuseppe Conte, dal M5s, abbia opposto uno sdegnoso seppur ambiguo rifiuto al corteggiamento Pd per le regionali, al grido di “mai termovalorizzatore” (voluto da Gualtieri) e che Zingaretti abbia cercato di ammansirlo: “Conte rompe l’alleanza che governa il Lazio senza motivo, perché la Regione non ha mai autorizzato e non autorizzerà l’inceneritore. Questo lo abbiamo già deciso noi, non ce lo dice lui. La scelta di Gualtieri riguarda la città anche in vista del Giubileo, per far fronte alla realtà che si è trovato ad affrontare dopo dieci anni di niente”. E tutto si tiene perché sono anche i giorni, questi, in cui Gualtieri illustra il “bilancio di un anno di governo”, raccontando un “cambio di passo” a Roma, non percepito da molti romani, e Zingaretti si congeda dal suo, di governo, ma andando in contrasto proprio sul termovalorizzatore con la linea del sindaco Gualtieri. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.