Roma Capoccia

Senza la discarica di Albano la Capitale rischia ancora l'emergenza

Gianluca De Rosa

L'invaso quasi sicuramente non riaprirà. Il sito è stato sequestrato dalla Procura di Velletri per l'assenza di una fidejussione bancaria, ma sulla vicenda pendono anche due interdittive antimafia. Intanto il Campidoglio per scongiurare la crisi spedirà i rifiuti in Germania e Olanda

Sequestri preventivi, ricorsi al Tar, interdittive antimafia. Le vie della giurisdizione spingono Roma verso l’emergenza. La Capitale rischia di tornare a traboccare di monnezza. E’ questione di impianti che mancano e carte bollate che volano. Tutto è cominciato la scorsa settimana quando la procura di Velletri ha disposto il sequestro della discarica di Albano per l'assenza di una fidejussione bancaria necessaria per garantire la bonifica del sito dopo il suo esaurimento. L’invaso fu attivato per sei mesi a luglio scorso dall’allora sindaca Virginia Raggi con un’ordinanza per scongiurare l’emergenza. A gennaio Gualtieri ha prorogato quel provvedimento per altri sei mesi.

 

 

Ad Albano venivano inviate ogni giorno circa mille tonnellate di scarti prodotti dagli impianti di trattamento della Capitale. Se quest’ultimi non sanno dove mandare i loro scarti i rifiuti rimangono per strada. Il Campidoglio è quindi corso ai ripari cercando nuovi sbocchi. Una parte, circa 400 tonnellate a settimana, andrà in Emilia-Romagna, un’altra prenderà la strada di Germania e Olanda con un aggravio economico per Ama di 50 euro a tonnellata. La soluzione potrebbe essere strutturale. Che Albano possa riaprire è difficile. Non c’è solo il ricorso al Tar. Sul sito, o meglio sulla società che lo possiede, la Pontina Ambiente, gravano due interdittive antimafia (una del 2006 e una del 2014 rinnovata nel 2020 dalla Prefettura) che le impediscono di contrarre con la pubblica amministrazione. La discarica è comunque attiva perché nell’ottobre 2020 la Regione ha dato il via libera alla voltura dell’autorizzazione ambientale a un’altra società alla quale la Pontina Ambiente ha prestato l’invaso, l’Ecoambiente Srl, aggirando così l’interdittiva. Durante una commissione regionale Trasparenza convocata sul tema dalla consigliera di Fd’I Chiara Colosimo il direttore della direzione regionale Ambiente Vito Consoli ha sostenuto: “Sono cose molto vecchie e difficile capire se queste intedittive siano ancora attive”. Eppure a metà gennaio una sentenza del Tar del Lazio ha respinto un ricorso della Pontina Ambiente che chiedeva l’annullamento del rinnovo dell’interdittiva. Pochi giorni dopo la direzione regionale Rifiuti ha richiesto all’avvocatura un parere in merito alla legittimità della voltura. La risposta è impetosa e ne certifica l’illegettimità. Si legge: “In pendenza di un’interdittiva antimafia l’affitto di ramo d’azienda (in questo caso della discarica ndr) deve essere valutato come possibile tentantivo di eludere la normativa antimafia[…]considerazione più rilevante se si considera che la società gravata percepisce un utile diretto dall’affitto che costituisce un elemento idoneo a neutralizzare i due atti della prefettura”.