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Il Papa contro il suicidio assistito, “deriva inaccettabile” che mina il “diritto alla cura”

Matteo Matzuzzi

Durante l’udienza generale del mercoledì il pontefice esprime il suo no fermo all'eutanasia

Dobbiamo essere grati per tutto l’aiuto che la medicina si sta sforzando di dare, affinché attraverso le cosiddette ‘cure palliative, ogni persona che si appresta a vivere l’ultimo tratto di strada della propria vita, possa farlo nella maniera più umana possibile. Dobbiamo però stare attenti a non confondere questo aiuto con derive anch’esse inaccettabili che portano a uccidere. Dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio. Ricordo che va sempre privilegiato il diritto alla cura e alla cura per tutti, affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non siano mai scartati. La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti”. E’ uno dei passaggi più significativi pronunciati dal Papa durante l’udienza generale del mercoledì. Un no fermo, ancora una volta, a ogni forma di suicidio assistito. L’occasione era una catechesi su san Giuseppe, “patrono della buona morte”, momento propizio per confermare una linea che per il Vaticano non ammette derive. Nonostante da più parti si invochi una legge ad hoc per “limitare i danni”.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.