Enrico Michetti (foto Ansa)

Soglia di sicurezza

I ragionamenti leghisti sui numeri che metterebbero al sicuro il tribuno Michetti

Marianna Rizzini

Trenta per cento al primo turno: questa l'asticella che si deve saltare per dire "è fatta". Un numero più basso non metterebbe al sicuro da possibili sorprese

Non passa giorno che Enrico Michetti, candidato sindaco di centrodestra, non ricordi ai romani quanto meritino di recuperare la grandeur di imperatori e papi, e però intanto i numeri sono numeri, e sui numeri si ragiona nelle retrovie, specie in quelle leghiste (Michetti è infatti stato indicato da Fratelli d'Italia, dopo mesi di estenuanti quanto inconcludenti tavoli di coalizione). E se è vero che a inizio mese i sondaggi davano in testa colui che si presenta scherzando sulla propria non-fama (“Michetti chi?”, recitano i suoi manifesti), è vero anche che esiste – questo il pensiero che filtra dal quartiere generale salviniano – una soglia immaginaria di sicurezza sotto la quale non si può scendere se non si vuole rischiare. Trenta per cento al primo turno: questa l'asticella che si deve saltare per poter dire “è fatta”. Al di sopra del trenta sarebbe vittoria, questa la convinzione leghista, mentre numeri con il due davanti non metterebbero al riparo da possibili sorprese successive

 

E dunque si cerca di sfruttare l'estate, nel centrodestra, per consolidare l'effetto-novità del candidato di società civile Michetti – che intanto attacca l'avversaria e sindaca uscente Virginia Raggi sui temi della bella Roma perduta al grido di “tolleranza zero” per cumuli di rifiuti e scali ferroviari in condizioni disperate: “Siamo andati alla stazione Tiburtina a denunciare il degrado e oggi magicamente la Raggi fa pulire tutto”, ha scritto ieri Michetti su Twitter: “Se questo è l'unico modo per far svegliare il Comune, vorrà dire che gireremo Roma in lungo e in largo”. E si cerca, dal lato leghista della coalizione, di favorire gli incontri di Michetti con le categorie professionali, quelle che con la crisi pandemica e le sue conseguenze stanno ancora facendo i conti. I concetti su cui si punta per raggiungere la suddetta soglia psico-politica del trenta per cento sono: un'“amministrazione non ostativa” (“noi cambieremo i regolamenti perché dovranno agevolare le attività produttive della città”, dice il candidato); sull'unità della coalizione (“a me fa molto piacere da romano di essere riuscito a metter d’accordo tutto il centrodestra, dai più piccoli ai più grandi, francamente è motivo di orgoglio”, ha detto al Giornale) e sulla “buona amministrazione”, coadiuvato dal prosindaco Simonetta Matone, già magistrato. Il lessico fa la sua parte, nel senso del rafforzamento dell'identità, prima del confronto con Pd ed M5s: “Sono fiero di essere definito tribuno”, dice Michetti, “con i miei bomber cambieremo Roma”. Intanto si cercano i punti deboli altrui, anche se il candidato di centrodestra assicura di voler esercitare sempre il fairplay con gli avversari.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.