L'ossessione di Lagerfeld per le fontane di Roma

La bellezza sapiente di vasche e ninfei romani nel cortometraggio “Histoire d'Eau” 

Stefano Ciavatta

Roma. Nel 1977 Karl Lagerfeld girava per vasche e ninfei a modo suo, battezzando la sua prima linea Fendi con cortometraggio “Histoire d'Eau”, fashion cult restaurato di recente e messo online, diretto dal dandy Jacques de Bascher, compagno di vita per 18 anni. La bellezza sapiente delle fontane di Roma era per Lagerfeld un’ossessione. In aria non volano sampietrini e manganelli, solo gabbiani. Roma è deserta ma non è l’alba – il primo a scaraventare le modelle degli atelier nella luce fredda delle strade del mattino era stato il fotografo Garolla – fa caldo invece e la modella peruviana Suzy Dyson, in fittizia vacanza, ha una gran voglia di fontane e bagni, oasi di piacere oggi proibita: un tuffo nella fontana del Tevere a villa Pamphilj vale una multa di 450 veniali euro e il Daspo monumentalis di 48 ore. Anche bagnarsi i piedi nella Barcaccia vale una sanzione, oltre la caduta di stile.

   

Suzy fa poco altro: scrive annoiata cartoline alla mamma a NY fingendo di essere alle terme uggiose di Baden Baden mentre a letto mescola Glen Grant con l’acqua presa dalle fontane, compresa quella della salita di San Sebastianello, dove torna in superficie il mitico acquedotto Vergine senza il quale Anita Ekberg sarebbe rimasta all’asciutto. Ma imbottigliare l’acqua di Roma vuol dire interrompere un’emozione e allora in un finale stile Dario Argento Suzy finisce in vetrina, stilosa ma impagliata. Al souvenir d’aria ci ha pensato invece Cooperativ, ditta magica di Praga che vende lattine con un mix di arie romane, ma solo col 10 per cento di Fontana di Trevi. Ingrati.

 

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