Raggi straparla di tranvie ma di tram nemmeno l'ombra

Gianluca De Rosa

Annunciata una nuova tranvia a viale Marconi. Ma su quelle esistenti i mezzi scarseggiano. Lo strano rapporto che lega 5 stelle e trasporti a Roma

Roma. E’ una buona notizia che la settimana scorsa la commissione capitolina Trasporti abbia presentato il progetto per una nuova tranvia a viale Marconi. Peccato però che su quelle già esistenti i mezzi scarseggino (a causa dei guasti ne circolano spesso circa la metà). E per fortuna, perché sennò il rischio è che, vista la mancata potatura, possa cadergli addosso un albero, come successo martedì in viale Regina Margherita, quando un ramo enorme è precipitato all’improvviso sulle rotaie. Al massimo però sarebbe potuto cadere su un bus sostitutivo perché dal 25 giugno al 17 luglio 19 e 3 (le due linee dei tram che passano su quel tratto) sono state cancellate causa lavori.

 

La vicenda è abbastanza rappresentativa del rapporto che lega 5 stelle e trasporti a Roma.

 

I grillini, o almeno la commissione Mobilità presieduta dall’assessore-ombra Enrico Stefàno, sulla mobilità si sforzano più che possono. Eppure, ogni volta, la vicenda finisce per avere un risvolto comico. Come sabato scorso quando la sindaca Raggi ha inaugurato la nuova pedonalizzazione di via del Corso, ma proprio nello slargo liberato dalle automobili è inciampata in una buca. O come con la linea 669 che sperimentava il nuovo sistema “antifurbetti” (Atac ha la metà dei ricavi da biglietti della gemella milanese Atm, pur avendo molti più utenti) con entrata solo dalla porta anteriore e tornelli. Il primo giorno di sperimentazione la linea è stata soppressa. “Non ci sono abbastanza vetture”.

 

Al massimo l’esito del dinamismo grillino può essere deprimente. E così mentre sotto la Madonnina annunciano che la metro si potrà pagare direttamente ai tornelli con la carta di credito, a Roma la Raggi con il comico Max Giusti finalmente ha lanciato la possibilità di comprare il biglietto sullo smartphone grazie alla collaborazione con una celebre app. Nel capoluogo lombardo l’acquisto online, o con sms, è normalità da anni al pari dell’acqua corrente. Nemmeno sforzi, invece, per permettere ai romani di sapere davvero quando un autobus arriverà alla fermata. Inutili le tabelle Atac, ma anche l’encomiabile sforzo delle app innovative. Precisissime quando qualcuno che le possiede, geolocalizzato, manda in tempo reale i dati sulla posizione, ma assolutamente inutili quando in assenza di utenti l’app è costretta ad affidarsi agli orari di Atac (nel 2017 sono saltate 1,5 milioni di corse).

 

In compenso, su Twitter la municipalizzata è rapidissima ad avvisarti in tempo reale che sì, il tuo bus non passerà.

 

Infine c’è l’aspetto dei proclami. Come quello sulle metro D e metro E, progetti arrivati in commissione Mobilità tra ieri e oggi, ma destinati a rimanere sulla carta. D’altronde lo ha detto anche la sindaca: “Roma non sarà a breve come Londra, New York o Parigi”. Colpa del sottosuolo. “Dobbiamo pensare ad altro. Stiamo lavorando su una serie di progetti per estendere la rete dei  tram”.

 

Aridaje co’ ‘sti tram. Che poi, a ben vedere, anche la vicenda della tranvia Marconi è un proclama. Per realizzarla, infatti, serviranno decine di milioni che oggi non ci sono. Come mancano i 5,4 milioni per la nuova stazione della tratta urbana della ferrovia Flaminio, con lavori fermi a data da destinarsi e un cratere frutto degli scavi proprio a un passo da Villa Borghese.

 

Insomma, anche gli sforzi più meritori dell’amministrazione a 5 stelle per migliorare la mobilità cittadina, sono vanificati dall’inefficienza di mezzi e infrastrutture, oltre che ovviamente dal dissesto delle strade romane. E il rischio è che con il concordato l’andazzo sarà sempre più questo. I Radicali da mesi lo ripetono come un mantra: “Con il concordato voluto dalla giunta Raggi il rischio è che anche in caso di risanamento tutte l’entrate andranno al ristoro dei creditori e non in investimenti”.

 

I grillini si possono anche dar da fare, ma per sfortuna loro (e nostra), la buona volontà è come l’onestà. L’ultima vale poco senza competenza e la prima, nell’amministrazione di un comune, non conta niente senza soldi. Raggi pensa di avere una soluzione. Una coppia di nomi: Luigi Di Maio e Danilo Toninelli.

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