Ruocco, Cesa e gli altri sfidanti. Tutti alieni nel mondo dell'homo gentilone
La grillina è stata la più votata su Roma e dintorni alle recenti parlamentarie. Ai suoi collaboratori non nasconde che essere schierata a Roma contro il premier la lusingherebbe
Roma. La sfida, per lui, si preannuncia abbastanza semplice. Anche perché, per ora, di certo c’è solo il suo, di nome. Per Paolo Gentiloni, conquistare il collegio camerale di Roma 1, nella sfida sull’uninominale, non sembra affatto arduo. Tanto più che l’ex ministro degli Esteri avrà comunque la garanzia della rielezione a Montecitorio, certo com’è di vedersi riservato un posto come capolista in almeno un paio di proporzionali sicuri, come quello di Torino. E però Gentiloni è pur sempre il premier uscente, e magari pure rientrante. E dunque non solo vincere, deve; ma vincere bene. E farlo nella sfida maggioritaria. Anche per questo si è scelto il suo collegio, Gentiloni, quello in cui è nato e in cui vive: quello dei rioni del centro, che copre anche Trastevere e Prati, e in cui da sempre il nobile Gentiloni Silveri coltiva e custodisce il suo bacino di voti. “Che sono – ragionano i suoi avversari del centrodestra – voti a forte coloritura cattolica”. Ed è per questo che, nel tavolo delle trattative intorno al quale si fanno e si disfano i piani di Forza Italia e dei suoi alleati, prende sempre più consistenza un’ipotesi: contrapporre a Gentiloni un democristiano doc. Quasi certo, infatti, che quel collegio spetterà all’Udc: e allora ecco spuntare il nome di Lorenzo Cesa. “E’ uno che il Vaticano lo conosce bene”, ragiona un esponente di primo piano di Fratelli d’Italia, che garantisce: “Vedrete che sarà sfida vera”. Se lo sarà, avverrà anche grazie all’intromissione del Movimento 5 stelle, che non ha ancora annunciato i candidati sugli uninominali. Lo scouting di Davide Casaleggio e Luigi Di Maio, per trovare qualche esterno di peso, prosegue in gran riservatezza, ma non sembra preludere a grandi sorprese. Al punto che i parlamentari romani si mostrano scettici: “Grandi nomi in arrivo? Non pare. Anche per questo – dice un deputato uscente – Carla sarebbe un’ottima soluzione”.
Carla, nella fattispecie, sarebbe Carla Ruocco. Napoletana d’origine ma capitolina d’adozione, è stata lei la più votata su Roma e dintorni alle recenti parlamentarie. Ai suoi collaboratori fa sapere “che stavolta a Milano sono blindatissimi”, ma non nasconde che essere schierata contro il premier la lusingherebbe. Al contrario, prova a sminuire il valore della sfida maggioritaria Alfredo D’Attore, esponente di spicco di Liberi e Uguali. “Questa enfasi per le sfide dell’uno contro uno è una boiata pazzesca”, dice il deputato che vive a Testaccio. Sarà anche per questo che nessuno degli esponenti romani più noti, della formazione che fa capo a Pietro Grasso, sembra dover sostenere la sfida col premier. Anche se qualcuno vorrebbe candidare proprio Pietro Grasso. Chissà. Stefano Fassina andrà più a sud, vicino a quello che sarà il “suo” plurinominale sicuro; discorso analogo per lo stesso D’Attorre, blindato sul proporzionale nel Lazio 2. Si era parlato di Rossella Muroni, la ex presidente di Legambiente e pupilla di Grasso: “E invece no, correrà in Toscana”, dicono in LeU. Come a rassicurare che a Gentiloni, da sinistra, preferiscono non dare dispiaceri.
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