Virginia Raggi (foto LaPresse)

“Trasparenza” e “curriculum”: da fiore all'occhiello a nodo scorsoio della sindaca Raggi

Redazione

Possibile che il sindaco di Roma debba sempre avere qualche intoppo sulle nomine? Il caso Montuori

Aridaje, come si dice qui a Roma, e infatti alcuni tra i consiglieri e gli attivisti romani a Cinque Stelle l’hanno detto, pur se sottotraccia: possibile che Virginia Raggi debba sempre avere qualche intoppo sulle nomine? E’ accaduto infatti che Luca Montuori, architetto, collaboratore del vicesindaco Luca Bergamo dai trascorsi veltronian-rutelliani, nonché “papa straniero” del già periclitante assessorato all’Urbanistica, vacante dopo le dimissioni di Paolo Berdini, non abbia praticamente neanche fatto in tempo a essere nominato che subito è spuntata la grana (e che grana): chi fa l’assessore non può avere un’attività privata nello stesso ambito di azione dell’assessorato in questione, dice il Testo Unico per gli Enti Locali.

 

Ma Montuori, architetto, appena nominato, risultava ancora co-titolare dello studio 2tr di architettura, cosa che appunto stride con il punto 78 del suddetto testo (“…i componenti la Giunta comunale competenti in materia di urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici devono astenersi dall’esercitare attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato”). Risultato: nomina congelata. Qualsiasi sia il rimedio promesso (Montuori ha detto di aver già preso appuntamento dal notaio per chiudere l’attività), il mistero resta: prevenire no? Alcuni, in consiglio comunale, si domandano “perché Montuori non abbia avvertito”. Ma non è la prima volta che Raggi si trova a questo punto (si ricorda il caso di Raffaele De Dominicis, assessore al Bilancio per un pugno di ore soltanto – poi uscì un fascicolo dei pm). Senza contare che dire “nomine”, nella Roma di Raggi, significa richiamare alla mente tutti gli altri pesanti casi di dimissioni, da Marcello Minenna, ex assessore al Bilancio, a Paola Muraro, dimessasi perché indagata dalla Procura per reati ambientali, allo stesso Berdini. Nemesi vuole che ci si blocchi proprio attorno al “curriculum”, fiore all’occhiello grillino.

 

Ma anche sul fronte “trasparenza”, altro fiore all’occhiello grillino, spunta la carta “imprevisti”: qualche giorno fa il consigliere comunale di Fratelli D’Italia Andrea De Priamo ha regolarmente chiesto accesso agli atti per visionare il parere dell’Avvocatura sulla questione dello stadio di Tor di Valle. Ma non gli hanno dato il documento. Ma come, il Campidoglio di Raggi non doveva essere un “Palazzo di vetro”? Fatto sta che il 23 marzo si riunirà, per dirimere il caso, nientemeno che la Commissione Trasparenza.

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