A Roma ci sono 10.000 buche stradali

Marco Sarti

Altro che piano Raggi. Per riparare 6.000 km di strade ci vuole 1 miliardo di euro

Roma. Le strade della Capitale si snodano per oltre seimila chilometri, una buca dopo l’altra. Avvallamenti, crepe, voragini di tutte le dimensioni. E con l’arrivo dell’inverno la situazione precipita: la pioggia penetra nel manto stradale, l’asfalto si frantuma. Il passaggio degli autobus finisce per sbriciolare la già disastrata rete viaria. Un danno per i cittadini e per le casse del Campidoglio. I rattoppi imposti dall’emergenza – spesso eseguiti con materiale scadente – durano pochi mesi. Intanto girare su due ruote è diventata una sfida di sopravvivenza. E’ stato calcolato che le condizioni dell’asfalto provocano una dozzina d’incidenti al giorno. Lo scorso anno il Codacons ha avviato un’indagine a campione sulle strade della Città Eterna, individuando mediamente una buca ogni 15 metri. Avvallamenti dal diametro medio di 35 centimetri, presenti nell’82 per cento delle vie. Un fenomeno che ormai sembra fuori controllo. Per risolvere definitivamente la questione, ha spiegato Maurizio Pucci, l’ex assessore ai Lavori Pubblici della giunta Marino, servirebbe un investimento da un miliardo di euro. Il problema è strutturale.

 

A Roma la questione buche ha assunto i contorni dell’emergenza nell’ultimo decennio. Più o meno da quando è iniziata una generale riduzione dei fondi a disposizione dell’assessorato per i Lavori Pubblici e destinati alla rete viaria. Invece di rifare le strade, in città si è preferito tappare le buche. Con risultati tutt’altro che soddisfacenti. “E così - racconta un dirigente del Campidoglio - si spendono inutilmente anche i pochi soldi a disposizione”. Ormai la situazione sfiora il surreale. Quando bisogna intervenire sulla manutenzione stradale, a volte è persino difficile capire chi è il responsabile. I circa 800 chilometri di strade di grande viabilità sono di competenza del Campidoglio. La maggior parte della rete, invece, è gestita dai municipi. Oltre 4.700 chilometri di arterie secondarie. Poi ci sono centinaia di chilometri lasciati al proprio destino. Sono strade private, costruite negli anni Cinquanta, che il Comune non ha mai acquisito. In questi casi la manutenzione spetterebbe ai proprietari, che ovviamente non fanno nulla.

 

“Nel nostro caso parliamo di interi quartieri, in cui nessuno può intervenire” racconta Maurizio Veloccia. Esponente del Partito democratico, fino allo scorso anno era il presidente dell’XI municipio. Oltre 150 mila abitanti nella zona Ovest della Capitale, tra i quartieri Portuense e Gianicolense. “Per la manutenzione di 400 chilometri di strade – spiega – potevo contare su circa un milione e duecentomila euro all’anno. Troppo poco”. Negli anni l’assenza di pianificazione ha reso tutto più difficile. Troppo spesso i municipi sono intervenuti prorogando gli appalti. La poca trasparenza ha finito per avere conseguenze sulla qualità dei lavori. Tra le ditte intervenute c’è chi ha risparmiato sulla quantità dell’asfalto, chi ha usato materiale scadente. E molto spesso tutto è avvenuto senza alcun tipo di verifica. Non si tratta necessariamente di dolo. Sembra strano, ma in città mancano persino i controllori. “Nel mio municipio – racconta ancora Veloccia – c’era solo un geometra per verificare i lavori su 400 chilometri di strade”.

 

La questione delle buche di Roma è complessa, le criticità numerose. Chi conosce la situazione punta il dito contro un altro fenomeno. Ogni anno in tutta la città si rendono necessari centinaia di interventi per far passare cavi e condutture sotto il manto stradale. Telefoni, gas, acqua… A volte le ditte chiamate operano con perizia, altre volte meno. Intanto, come raccontano in Campidoglio, non è raro che al termine dei lavori le aziende si limitino a coprire lo scavo con un leggero strato d’asfalto. E così nel giro di un mese si crea un avvallamento, poi una buca, fino a danneggiare l’intero piano stradale. A confermare la gravità della situazione non ci sono solo le inchieste della magistratura. Nel febbraio di due anni fa il Codacons ha effettuato alcune prove di laboratorio sull’asfalto prelevato a campione da alcuni rifacimenti stradali. I risultati, che hanno dato luogo a un esposto in Procura, lasciano poco spazio all’immaginazione. “La percentuale di bitume riferita al peso della miscela è del 3,97 per cento – si legge nel documento inviato ai magistrati – Mentre i limiti di accettazione Anas vanno dal 4,5 al 6,1 per cento”.

 

Un danno per le casse del Campidoglio, ma non solo. I costi indiretti delle buche di Roma sono enormi. Basta pensare alle spese mediche sostenute dai cittadini vittime di incidenti (nell’esposto del Codacons si citano diverse patologie, tra cui lombalgia, disturbi alla schiena e alla cervicale, alterazioni croniche a carico della colonna). E poi ci sono le riparazioni per motorini e auto. Spesso gli autobus restano fermi nelle rimesse per i danni riportati dal servizio in strada. Senza dimenticare le pattuglie dei vigili urbani che in passato sono state distolte dai servizi ordinari per “presidiare” le voragini più pericolose. Adesso il Campidoglio prova a correre ai ripari. Recentemente Virginia Raggi ha inviato squadre di controllo in ogni municipio per monitorare la condizione delle strade. Dal 15 al 31 dicembre, ha annunciato la sindaca, l’amministrazione ha provveduto a riparare 400 buche in tutta la città. Intanto si attende l’avvio dell’annunciato “piano buche”: un intervento che partirà con una dettagliata mappatura della situazione. “A febbraio sono riprese le attività di rifacimento del manto stradale nei tratti più disastrati delle principali arterie della città”, ha annunciato qualche giorno fa Beppe Grillo sul blog.

 

Del resto il leader dei Cinque Stelle conosce bene il problema. Lo scorso novembre anche lui è rimasto vittima delle buche romane, dopo essere inciampato durante un corteo organizzato dal Movimento nella Capitale. Nel frattempo i cittadini si arrangiano. Da circa due anni l’associazione “Tappami” si occupa di riparare le strade di Roma. I volontari si muovono gratuitamente, su segnalazione. Il presidente si chiama Cristiano Davoli. Da quando ha iniziato a “operare”, racconta di aver tappato almeno 300 buche in tutti i quartieri della città. “E ogni volta – racconta orgoglioso – risolviamo il problema senza bisogno di ulteriori interventi”. Merito dell’asfalto usato, assicura. Un prodotto di qualità. I sacchetti da 25 chili costano dai dieci ai venti euro. “In genere ogni sacco basta per tappare una buca. Ma ricordo che una volta ne sono serviti almeno una decina per coprire una voragine che si era aperta dalle parti di Ostia”. Ma è giusto che i cittadini si facciano carico della manutenzione stradale? Davoli non vuole sostituirsi all’amministrazione. “Cerchiamo solo di offrire un servizio alla comunità – insiste – Ma se i cittadini riescono a tappare le buche meglio delle aziende che hanno vinto un appalto, forse in Campidoglio c’è qualche problema”.

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