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Intervenire sul turismo se da risorsa diventa guasto. L'esempio di Barcellona

Redazione

La soluzione è la decrescita o il governo dei fenomeni? E a Roma che succede?

Il sindaco di Barcellona Ada Colau, eletta con Podemos, partito che ha una certa affinità quanto meno estetica con il Movimento Cinque Stelle, la settimana scorsa ha deciso di vietare nel centro storico della sua città permessi e concessioni di nuove strutture alberghiere e ricettive, mantenendo così una delle sue principali promesse elettorali. Con questa scelta, discutibile e dal carattere declinista, la signora Colau ha dato una risposta, noi crediamo sbagliata, a un problema tuttavia serio che riguarda anche Roma e in generale i centri storici delle grandi città d’arte italiane, come Venezia e anche Firenze. E infatti il turismo, che è ricchezza ed è una grande risorsa economica, se non gestito può trasformarsi in un guasto, e i turisti, in un contesto di servizi scarsi e di scarsa qualità, possono diventare lanzichennecchi.

 

Il turismo non gestito deforma infatti l’identità dei centri storici, determina la fuga dei residenti (si veda l’articolo sulle attività alberghiere abusive a Roma), trasforma le strade delle città più belle del mondo in enormi e squallidi ristoranti open-air, tutti uguali dovunque. Ma allora la soluzione è quella del sindaco podemista di Barcellona, che punta a un calo progressivo del turismo nel centro? La soluzione è la decrescita, la chiusura al turismo? O forse, piuttosto, la soluzione è il governo dei fenomeni? Si tratta evidentemente di uno dei grandi temi della nostra epoca nella gestione amministrativa delle città nel tempo della globalizzazione e degli spostamenti di massa, una questione che nel 2016 a Venezia e a Firenze si è tradotta (ma con quali effetti è presto per dirlo) nel tentativo di proteggere l’identità storica e culturale del centro storico adottando dei regolamenti comunali molto severi e realizzati seguendo le direttive Unesco per la salvaguardia dei siti classificati come patrimonio dell’umanità.

 

E’ qualcosa. Firenze e Venezia aumentano i controlli, e dettano regole. Barcellona risponde comprimendo il turismo. E Roma invece? A Roma che succede? Roma è, come potete leggere qui a fianco, la capitale del turismo abusivo e dell’illegalità diffusa. E come questo Foglio ha documentato la settimana scorsa, Roma è anche una città il cui centro storico non solo perde la sua identità, ma si concede ad attività ricettive e commerciali che producono poco reddito e attraggono un turismo con scarsa capacità di spesa. Non è sfruttamento selvaggio di una ricchezza, è solo abbandono amministrativo e totale assenza di visione e di idee.

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