Mantegna regalato

Maurizio Crippa

Al Museo Poldi Pezzoli un restauro che fa riscoprire (e rinascere) un capolavoro, la Madonna con Bambino che era finita sotto una patina di colori sbagliati. Una valorizzazione culturale resa possibile da un "mecenatismo contemporaneo", quello della marchesa Giovanna Sacchetti e dalla sua Fondazione

Se l’era persa a carte per duemila lire, non tanti soldi nemmeno nel 1861, per un critico d’arte come Giovanni Morelli: pochi anni dopo valeva già otto volte tanto. Così la Madonna col Bambino di Mantegna, un piccolo quadro struggente, dipinto per la devozione privata di un qualche ricco committente, divenne proprietà di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, gran connoisseur e collezionista. Che subito lo affidò al pittore e restauratore Giuseppe Molteni, direttore della Pinacoteca di Brera, che ci mise le mani in modo un po’ troppo brusco, per adeguare la durezza dello stile antico al gusto ottocentesco. Aveva “corretto” le figure, steso un blu di Prussia brillante sul mantello di Maria, che invece era di pallida azzurrite, disegnato motivi dorati che, nella sensibilità quasi pre riformista del grande pittore veneto-lombardo e del suo committente, non potevano ovviamente stare.

 

E in quella veste, la Madonna di Mantegna è poi rimasta nel Museo Poldi Pezzoli, gioiello milanese, amatissima dal pubblico, ma considerata, in quella pompa rifatta e in mancanza di indicazioni precise su quando fosse stata dipinta, un’opera forse giovanile. Finché poco più di un anno fa si pensò a un restauro. E così eccoci ora davanti al “Mantegna ritrovato”. E la storia di questo restauro innovativo, e finanziato da un intelligente mecenatismo privato, è bella (quasi) altrettanto il quadro. “Inizialmente c’erano molti dubbi se intervenire su questo pezzo tanto fragile”, spiega Annalisa Zanni, direttore del Poldi Pezzoli. Ci si è affidati alla sapienza dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, per una profonda indagine diagnostica. E si è scoperto che sotto i ritocchi di Molteni rimaneva quasi intatta l’opera originale, eseguita con una tecnica particolare dal grande pittore, su una sottile tela di lino non preparata e con pigmenti di tempera magra e colla. “Ora siamo entusiasti del risultato: non è più il dipinto di prima. La rimozione della vernice è stata molto complessa, ma ha permesso di ritrovare i toni freddi originari, i lampi di luce bianca, i bagliori dorati nei capelli. Un’opera diversa, commovente, intensa”. Che la porta più vicino, per la particolare tecnica utilizzata, antispettacolare verrebbe da dire, agli anni della maturità di Mantegna, i Novanta del Quattrocento, poco dopo il celeberrimo Cristo Morto di Brera. La Madonna col Bambino era partita da Milano per Firenze a dicembre 2019 e il “miracolo” è avvenuto nei mesi del lockdown, eseguito da Lucia Bresci con la direzione di Cecilia Frosinini e la collaborazione di Andrea di Lorenzo, conservatore del museo milanese. Ora è come rinata, tornata alla sua commovente identità.

 

L’altra metà della storia  porta il nome della marchesa Giovanna Sacchetti. E’ lei che ha reso possibile il restauro, con un finanziamento generoso. Una donna che ha passato la vita tra Milano e Roma (il marito marchese, da poco scomparso, è stato tra le più alte cariche civili della Città del Vaticano) e si è sempre dedicata all’impegno nella comunicazione, nella cultura e nel sociale – è stata tra le altre cose presidente della sezione romana del Fai, e di alcune fondazioni e onlus. Nel 2013 hanno dato vita alla Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti Onlus:  un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale, ispirata a un’idea di “mecenatismo contemporaneo” che ha come fine esclusivo la tutela, la conservazione, la promozione, del patrimonio storico e culturale. In pochi anni, la Fondazione Sacchetti ha contribuito a interventi importanti. Come il riallestimento delle sale della Pinacoteca di Brera dedicate all’Ottocento; una successiva donazione che ha permesso a Brera nel 2019 di poter esporre di nuovo le collezioni del 900 destinate al futuro Palazzo Citterio. A Firenze, il restauro degli affreschi e del soffitto ligneo della Sala degli Elementi di Palazzo Vecchio. Ma non solo l’arte, la Fondazione sostiene una borsa di studio all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma per un giovane ricercatore impegnato nel “Progetto di ricerca sclerosi multipla” e, ancora a Milano, le ricerche dell’Istituto  Mario Negri. L’unica “pretesa” della marchesa Sacchetti è che non si perda tempo, e che le cose si facciano. No labirinti della burocrazia, anche nei beni culturali. “Il mecenatismo per me? Innanzitutto è passione, poi anche spirito civico, un mettersi al servizio della comunità”, dice. Oggi “ci sono più sponsor privati che mecenati, e le due cose sono diversissime”. La marchesa aspetta solo che chi ha idee importanti bussi alla sua porta e dica: facciamo, presto.
“Mantegna ritrovato”, Museo Poldi Pezzoli

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"