Monza!

Maurizio Crippa
Perché il tradizionale weekend per il Gp nel Parco quest’anno è un cruciale appuntamento politico

    Il primo weekend di settembre la Milano politica si trasferisce a Monza. E’ una tradizione, anche prima che decidesse di andarci Matteo Renzi. Un po’ perché dall’autodromo del Parco di Monza passa tutto il mondo imprenditoriale che conta. Un po’ perché il Gran Premio d’Italia di Formula Uno è ufficialmente organizzato – ininterrottamente, o quasi, dal 1922 – dall’Automobile Club di Milano, che attraverso la Sias (Società incremento automobilismo e sport) gestisce l’impianto. Inoltre, per antiche alchimie amministrative, il parco, di cui l’autodromo è parte, è proprietà indivisa del comune di Monza e del comune di Milano. Così come è milanese già dal nome il prestigioso Golf Club di Milano (una delle più belle club house d’Europa, per alcuni), che occupa un’altra grande fetta del parco adiacente all’autodromo, storico buen retiro non solo per industriali brianzoli e dove il 17 settembre torna l’Open d’Italia, dopo 25 anni di esilio. Effetti dell’Expo.

     

    Soprattutto, però, il momento è cruciale per il futuro del Gp di Monza. Il patron della F1, Bernie Ecclestone, è venuto in Brianza non solo per godersi la gara ma per ricordare che il contratto con il circo dei motori scade nel 2016, e per correre a Monza nel quadriennio 2017-2020 chiede 100 milioni di dollari. Altrimenti si cambia pista, Monza non rende più: “Non credo che faremo un altro contratto, il vecchio è stato un disastro dal punto di vista commerciale”. Testuale. La Sias 25 milioni all’anno non li ha, anzi ha un mucchio di debiti (13 milioni) col fisco e il comune di Monza, e un utile di soli 4,3 milioni nel 2014. Hai voglia a spiegare a un mercante mefistofelico come Ecclestone che il Gp di Monza è tra i più storici e prestigiosi, e che il circuito è tra i più antichi del mondo, con Indianapolis.

     

    Così arriva la politica. Non tanto nella persona di Renzi, che messo sull’avviso l’ha subito buttata sull’orgoglio nazionale: “Giù le mani da Monza, glielo diremo a Ecclestone, la Formula Uno sta in piedi non solo per i soldi ma anche per i simboli”. Il player è soprattutto il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, che ha intimato a Ecclestone che il Gp non si tocca: “Siamo all’edizione numero 86. Il nostro obiettivo minimo è arrivare a cento”. Domenica l’intrepido Bobo consegnerà a Ecclestone 40 mila firme di cittadini “che vogliono tenersi il Gp”. Quanto quella vecchia pellaccia di Bernie si sia spaventato, è facile immaginare. Lui vuole firme e garanzie sul contratto. La faccenda è seria e urgente. Per quanto i ricavi siano in calo, secondo le stime della Camera di commercio di Monza e Brianza l’indotto turistico del Gp 2015, in una sola settimana, sarà di circa 24,6 milioni di euro, di cui la metà per la Brianza, 7,5 milioni per Milano e 2,6 milioni per Como. Sono 4 milioni in meno dello scorso anno, ma pur sempre un buon affare. In totale, in base alle stime, Monza vale per la Lombardia 50 milioni l’anno. Senza contare che, secondo il 70 per cento degli imprenditori lombardi, il ritorno di immagine del Gran premio è anche più importante dell’indotto economico.

     

    Che c’entra la regione? Dal 2002 la regione è proprietaria, con il comune di Monza, della Villa reale (il comune di Milano si è invece sfilato), da poco inaugurata dopo lunghi restauri, anche se non si sa ancora bene che farne di una struttura che per dimensioni e architettura ambirebbe a un rango europeo. Un’idea ricorrente è quella di fare della reggia del Piermarini un sito dell’Unesco; ma nel 2009 Françoise Rivière, allora vicepresidente dell’Unesco, aveva bocciato la candidatura in parole assai rudi: “L’autodromo di Monza abbruttisce e deturpa la Villa reale e l’annesso parco. Finché ci sarà l’autodromo non ci sarà un sito Unesco a Monza”. E potete scommetterci che c’è un sacco di gente che non vede l’ora di farlo sloggiare, l’autodromo. Sguardo d’insieme: responsabilità proprietarie, presente e futura valorizzazione del grande complesso di Monza – il parco, 688 ettari, è pur sempre il quarto parco cintato d’Europa – rimangono nebulose. Eppure girano, come tante Ferrari grippate, attorno alla pista, volano necessario per il futuro. Da qui l’idea di Maroni, che è di far entrare la regione anche nella proprietà del parco, e dunque dell’autodromo, “per garantire l’intervento di messa a norma delle strutture e garantire che il Gran premio rimanga anche dopo il 2016”. La regione dovrebbe versare, all’ingresso, un’imposta di registro di circa 10 milioni, e poi investire. “Se la Regione entra, la garanzia del Gran premio ci sarà – dice Maroni – se non entra vedo nubi all’orizzonte”. Servirebbe un piano di investimenti triennale di 70 milioni. L’idea di Maroni non è del resto nuova, nuova, già nel 2104 aveva formulato la stessa proposta per costituire un’unica proprietà indivisa per parco, villa e autodromo. Non è detto che basti, servirebbero anche investimenti privati e idee di business. Intanto Ecclestone, che è un businessman molto privato, attende di vedere i quattrini. Altrimenti bandiera a scacchi nel 2016.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"