Cinema!

Maurizio Crippa
Quanto è cinematografica Milano, specialmente d’estate. Dal muto al futuro. Il Pd sotto i grattacieli

    Città senza boulevard del tramonto né rotonde sul mare, che non ama esibire nel suo set naturale tutti i soldi che ci spende, come invece pretendevano i vecchi produttori di Hollyvood, Milano è città invisibile per antonomasia. O quantomeno invisivile all’immaginario del cinema. Ci si ricorda sempre il bianco e nero di “Rocco e i suoi fratelli”, o “Romanzo popolare”. Anche adesso che Milano sta diventando un set fisso per le produzioni commerciali straniere, spesso asiatiche, felici di infilare nell’inquadratura i logo appetibili del Quadrilatero della moda. Invece Milano è da sempre una città quantomai “da cinema”, e al Centro sperimentale di cinematografia (ex Manifattura tabacchi) ha inaugurato ieri “Milanifesto. I film girati a Milano”, che è un bel viaggio visivo nella città e nel suo specchio immaginario tra gli anni 60 e 80. Organizza l’associazione culturale Work in art. E’ un evento itinerante patrocinato dalla regione Lombardia, dura tutta estate.

     

    Siccome c’è un po’ di vintage nella riscoperta della Hollywood sui Navigli (ma con ironia), in via Paolo Sarpi, tra Chinatown e gentrification forzata, un nuovo spazio che si chiama Sarpi oTTo ha organizzato per i lunedì sera estivi un cineforum, come si diceva una volta, con tanto di presentazione, dedicato ai film “starring Milano”. Si va a spasso nel tempo e negli stili, da “Kamikazen, ultima notte a Milano”, un Gabriele Salvatores pre Oscar, a “Il vedovo” di Dino Risi con Franca Valeri e Alberto Sordi, dall’immancabile “Banditi a Milano” di Lizzani a “Eccezzziunale… veramente” del più milanese di tutti, Diego Abatantuono. Si chiama “Lunedì di cinema”, è gratuito e la chicca è che il film sarà introdotto da una breve spiegazione d’autore (ma “il dibattito no!”).

     

    Molto forte sui film di “nera” e con una filmografia horror che solo gli intenditori conoscono, Milano entro fine anno avrà anche il suo set ideale per una Kay Scarpetta meneghina. Due palazzine (abbandonate da vent’anni, brrr) al Cimitero maggiore diventeranno un museo delle ossa, ovvero il nuovo “Polo scientifico medico-antropologico per la storia, la criminalistica e i diritti umani”, il secondo al mondo dopo lo Smithsonian Institute di Washington. Sarà diretto dalla antropologa forense Cristina Cattaneo, diventata famosa per l’autopsia di Yara Gambirasio. Non ci si occuperà solo di cold case ma pure di diritti umani e genocidi vari, dato che il laboratorio di Medicina legale della Statale combatte da vent’anni per il “diritto dei resti umani ad avere un nome”. Come i 366 morti di Lampedusa del 2013 a Lampedusa, corpi recuperati e studiati qui.

     

    “Lo stradone col bagliore” è una canzone che Enzo Jannacci non ha mai scritto. Ora è un documentario realizzato da Ranuccio Sodi della casa di produzione Show Biz, che a lungo ha lavorato col cantautore, selezionando una quantità stratosferica di immagini e spezzoni video lunga decenni. Il 3 giugno scorso Jannacci avrebbe compiuto 80 anni, il documentario è stato presentato con applausi e commozione al Biografilm Festival di Bologna nei giorni scorsi. In attesa di trovare la via per la pubblicazione o l’uscita in sala. Ma i fedeli di Enzo sono pazienti, pazienti.

     

    Tra passato e futuro, la fondazione Cineteca italiana non sta ferma. Allo Spazio Oberdan, storico cinema che ha in gestione, ha lanciato un appello per farsi donare un pianoforte a mezza coda onde poter accompagnare la visione dei vecchi film muto. C’è già la coda (di persone) pronte a esaudire il cinefilo desiderio. Al Museo interattivo del cinema, sempre gestito dalla Cineteca, ha inaugurato invece la mostra “Un Archivio da Paura”, un esperimento di realtà aumentata che permette di visitare gratuitamente l’archivio della cineteca di Milano, in cui sono conservate copie in pellicola di circa 25 mila opere.

     

    Rottamare le vecchie Feste dell’Unità e trasportare la Festa nazionale del Pd in piazza Gae Aulenti, sotto i grattacieli di Porta Nuova, sembrava una mission impossible, più per lo shock politico che per la logistica. Ma il nuovo renziano che avanza nella sinistra milanese sembra esserci riuscito. Dal 24 agosto al 6 settembre un Pd che vuole cambiare la sua immagine si metterà in mostra qui. Molto cinematografico (inteso New York City).

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"