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Preghiera
L'auto elettrica è nemica di tutte le persone indipendenti
Oltre a essere espressione del razzismo delle élite metropolitane, impedisce di muoversi in libertà. È "uno strumento passivo e dipendente", come la definisce Sergio Giraldo
Studiando una mostra sul Pietrafesa, pittore lucano del primo Seicento, dalle varie assonanze con il Caravaggio, vedo che dovrei fare sopralluoghi, oltre che in musei di Potenza, ad Abriola, Albano di Lucania, Anzi, Balvano, Brindisi di Montagna, Castelmezzano, Missanello, Moliterno, Picerno, mia patria, Pietrapertosa, Pignola, Ripacandida, Ruoti, Sant’Angelo le Fratte, Sasso di Castalda, Satriano di Lucania, Tito, e poi a Castelcivita, Eboli, Piaggine, Polla, Sicignano degli Alburni, Tortora... Potrei riuscirci grazie al diesel lucano della mia 500X prodotta a Melfi (900 chilometri di autonomia e rifornimenti effettuabili ovunque). Impossibile coi motori elettrici cinesi che l’Europa insiste a imporci.
Come spiega Sergio Giraldo in “Per non restare a piedi. Quello che non vi dicono sull’auto elettrica e la crisi dell’automotive” (Il Timone) il motore elettrico dipende da un sistema esterno per la generazione di energia, mentre il motore termico ha in sé la capacità di generare energia: “L’auto elettrica è uno strumento passivo e dipendente, l’auto convenzionale è uno strumento attivo e indipendente”. Si sappia pertanto che l’auto elettrica, espressione del razzismo delle élite metropolitane, è nemica dei lavoratori lucani, dei paesi lucani, degli antichi pittori lucani e di tutte le persone indipendenti, anche non lucane.
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