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Preghiera

La parola "bollicine" è solo l'ultimo sintomo della devirilizzazione

Camillo Langone

Maurizio Zanella, produttore di spumante, ha confessato di aver inventato questa parola vezzosa, frivola e infantile. Ma se è diventata immediatamente onnipresente il problema è più profondo

E’ stato lui, lo ha ammesso. Maurizio Zanella, produttore di spumante nel Bresciano, ha confessato di avere inventato l’onnipresente parola “bollicine”. Per la precisione: di avere inaugurato l’uso di questo diminutivo per definire spumanti e champagne. Intervistato dal Corriere ha dichiarato inoltre di essersi pentito. Bene, meglio tardi che mai. Non voglio dare a Zanella, che fra l’altro apprezza il Lambrusco e quindi di vino ne capisce, colpe eccessive: la devirilizzazione non l’ha certamente prodotta lui.

Più che una causa, “bollicine” è un effetto. Solo uomini già parecchio indifferenziati potevano cominciare a utilizzare un diminutivo così vezzoso, così femminile e infantile, non con un bambino ma con un cameriere, al ristorante. Scrive Harvey Mansfield che “un uomo virile desidera che la sua virilità sia ben visibile” e un tempo anche in fatto di vino era proprio così. Paolo Monelli nel 1935 sentì il dovere di difendere il Barbaresco da chi lo considerava “effeminato, arrotondato”. Ma come si permettono? “Se mai, è guanto di velluto con dentro un pugno di ferro”. E un principe Boncompagni Ludovisi definì il Brunello di Montalcino “rosso maestoso, severo, maschio, medioevale”. Ora va il vino frivolo, per i frivoli.
 

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).