Valerio Berruti, foto di Mario Pellegrino (WikiCommons)

Preghiera

Valerio Berruti all'inferno!

Camillo Langone

Intitolando la sua mostra "More than kids" si rivela un anglofono nemico della patria, un traditore della lingua dei padri (violando così il quarto comandamento). Per non parlare del fare ricattatorio con cui ci sottopone piccini carini studiati solo per farci indignare 

Rischiare l’inferno per violare il sesto comandamento lo capisco, per il quarto no. Che gusto c’è a tradire la lingua dei padri? Eppure sono molti gli artisti italiani che si candidano per un posto nel girone degli anglofoni nemici della patria. Valerio Berruti è uno di questi e uno dei più colpevoli, lo attendono fiamme e forconi perché la sua mostra non solo si intitola “More than kids” ma è pure piazzata a Palazzo Reale, Piazza Duomo, Milano. Dunque visibile al massimo, deleteria al massimo.

L’anglofonia non è l’unico conformismo dell’artista: Berruti è un collezionista di banalità. Il Sole 24 Ore scrive: “Valerio Berruti: i suoi bambini incantano Milano”. Macché: i bambini di Berruti non incantano, ricattano. O almeno ci provano, nel solito ambito del masochismo occidentale. I soggetti delle sue opere ovviamente “site specific” sono piccini carini studiati per obbligare il visitatore all’indignazione, alla mobilitazione di fronte ai drammi più in voga. In mostra abbiamo pertanto opere contro la guerra, contro il cambiamento climatico, contro l’insensibilità a profughi e barconi... “Temi che non possiamo più ignorare. Restare in silenzio significa essere complici”. Complici? Dopo i ricatti anche gli insulti? Ma va’ sai dove, Berruti.
 

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).