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Preghiera
La Cei, Inzaghi e Fuksas amano la sottomissione
I vescovi piddini invitano al voto referendario e sognano un paese pieno di maomettani. Inzaghi va ad allenare una squadra saudita per 25 milioni. Massimiliano Fuksas si vanta di lavorare in Arabia Saudita, dove il Corano è legge. Sia ribellione alla sottomissione
Cos’hanno in comune la Cei, Inzaghi e Fuksas? La sottomissione, la promozione della sottomissione. I vescovi piddini invitano al voto referendario e dunque sognano anche loro, come Repubblica, “un milione e mezzo di nuovi italiani”, vale a dire un mucchio di nuovi elettori maomettani pronti a sostenere un partito islamico. E islam vuol dire sottomissione.
L’allenatore Inzaghi va ad allenare una squadra saudita per 25 milioni a stagione che sono tanti ma sono spesi bene siccome “le dittature arabe hanno capito che il linguaggio sportivo è il più potente mezzo per sedurre il pubblico occidentale” (Giulio Meotti). E seduzione vuol dire sottomissione.
L’architetto Fuksas si vanta di lavorare in Arabia Saudita (sempre laggiù, dove il Corano è legge) per la costruzione di Neom, una città avveniristica lunga 178 chilometri senza automobili, senza chiese, senza croci nemmeno al collo, senza vino, senza carne di maiale, senza pranzi durante il ramadan, una fila di regole lunga poco meno dell’abitato. E prescrizione vuol dire sottomissione. Sia ribellione alla sottomissione: non votando, non tifando, guidando, bevendo, affettando salami.