
Yasmina Reza (foto Ansa)
Preghiera
Yasmina Reza, osservatrice attentissima
Molti dei frammenti da lei raccolti in "La vita normale" (Adelphi) sono microtragedie. Le persone risultano troppo illuminate e pertanto inguardabili, e la normalità svelata della scrittrice sarebbe meglio se rimanesse coperta
I “frammenti di umanità” riuniti in “La vita normale” (Adelphi), raccolti da Yasmina Reza nella vita propria e soprattutto altrui (spesso nelle aule dei tribunali), vorrei definirli “frammenti di mostruosità”. La scrittrice francese passa per commediografa ma qui molti capitoli sono microtragedie. E’ un’osservatrice troppo attenta, le persone risultano troppo illuminate e pertanto inguardabili.
L’Italia ne esce male: “Le donne italiane si mettono il bikini fino a cent’anni” (scrivendo del Lido di Venezia). La Francia pure: “La legge francese vieta di ascoltare le comunicazioni tra un avvocato e il suo cliente. Ma che importa” (scrivendo di Sarkozy, condannato illegalmente come in una qualsiasi dittatura). Gli Stati Uniti idem: “La tristezza che ci vedo è immensa” (scrivendo delle fotografie di Diane Arbus). Questi “frammenti di umanità” vorrei definirli “frammenti di mostruosità” ma temo siano invece, come suggerisce il titolo, frammenti di normalità. Di una normalità svelata e la normalità sarebbe meglio rimanesse coperta. Come una centenaria in spiaggia.