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Non tutti i libri sono più intelligenti di un post

Camillo Langone

Confondere gli italiani con gli antichi romani è una scemenza. Non siamo mai stati, né mai saremo, padroni del mondo: metterselo bene in testa

Umberto Eco aveva torto. In particolare quando scriveva che “i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività”. Parlava da amante dei libri, chiaro. E siccome amo i libri non meno di lui, lo capisco. Ma aveva torto perché non tutti i libri sono più intelligenti e meno nocivi di un post. Il titolo dell’ultimo vendutissimo libro di Aldo Cazzullo è proprio una di quelle frasi che, prima di internet, si sentivano al bar dopo un bianchino: “Quando eravamo i padroni del mondo”. Confondere gli italiani con gli antichi romani fu una scemenza fascista. E di quel protofascismo chiamato Risorgimento. Mazzini aveva il virus dell’Antica Roma e contagiò Mameli: “L’Italia s’è desta; / dell’elmo di Scipio / s’è cinta la testa”. A forza di ascoltare simili idiozie qualcuno finì con l’immaginarsi Cesare novello, dichiarando guerra alla Gallia, o Francia che dir si voglia. Per poi pentirsene: nel 1940 il Duce disse a Ciano che “la razza italiana è una razza di pecore”. Ci doveva pensare nel 1939... Noi non parliamo latino, non crediamo in Giove Tonante, non siamo figli di Marte. Non siamo mai stati, né mai saremo, padroni del mondo: metterselo bene in testa (al posto dell’elmo di Scipio e del libro di Cazzullo).

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).