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L'anticlimatismo di Nicola Verlato

Camillo Langone

Il conformismo degli artisti ha un'utilità: fa risaltare l'indipendenza. Come quella del pittore veronese con “The Flood”

“L’invidia non spiega tutto ma illumina molte cose”, scrive Helmut Schoeck. Il gran libro del sociologo austro-tedesco, “L’invidia e la società”, nuova edizione Liberilibri, illumina l’umano: “I componenti di un gruppo esigono da ogni altro componente, soprattutto se novizio, determinate uniformità. Essi puniscono il non conformismo”. Lo vedo nel mondo dell’arte.

Gli artisti, timorosi di perdere occasioni di lavoro, sono allineati e coperti. Ma il loro grigio conformismo ha un’utilità: far risaltare l’indipendenza. Come quella di Nicola Verlato il cui nuovissimo “The Flood” non saprei definirlo se non quadro anticlimatista. Il soggetto è catastrofico ma non apocalittico: “Non è necessariamente il diluvio biblico, di inondazioni ce ne sono sempre state”. Verlato ha del clima come dell’arte una visione ciclica, dunque non emergenziale. Si permette di esprimerla perché è affermato, preparato e determinato. Un pittore alle prime armi non potrebbe, per non dare ai colleghi (sempre parole di Schoeck) “la soddisfazione per le sanzioni che vengono inflitte al membro anticonformista, quella gioia maligna che trasforma ciascun membro in cane da guardia e aguzzino”. I gruppi sociali sono branchi di conformisti invidiosi e oggi il conformista è climatista.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).