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Il no alla caccia è no alla biodiversita

Camillo Langone

Il racconto di un cacciatore: sull’Appennino emiliano i lupi, in pochissimi anni, hanno sterminato i daini, troppo confidenti, annientato i caprioli, ridotto drammaticamente i cervi…

I nemici della caccia siano riconosciuti come i nemici della biodiversità. Innanzitutto i nemici della caccia al lupo. Un cacciatore mi dice che sull’Appennino emiliano i lupi, in pochissimi anni, hanno sterminato i daini, troppo confidenti, annientato i caprioli, ridotto drammaticamente i cervi... Tutti gli animali più belli vengono cancellati da queste belve rese intoccabili, sacre, dagli animalisti. Ora i lupi massacrano anche i cavalli: a Montelibretti, trenta chilometri dal Grande Raccordo Anulare, hanno sbranato quattro puledri lipizzani. In pieno giorno e dentro un allevamento perché senza cacciatori a fronteggiarli hanno perso ogni inibizione, il prossimo passo è l’attacco ai bambini. Nemici della biodiversità anche i nemici della caccia all’orso, chiaro. Gli amici del plantigrado che il Tribunale Animalista Regionale ha dichiarato non abbattibile. E così sulle montagne trentine si estinguerà la specie dei turisti (le disdette fioccano: con la pelle degli altri sono animalisti tutti ma nessuno vuole villeggiare a pochi metri da un animale con forza di morso superiore a quella del leone). L’animalismo come passaggio di potere dal fucile alle zanne. Come religione dell’estinzione: dell’uomo e degli erbivori.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).