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Le verità di un "Manualetto del viticultore" dell'800, valide ancora oggi

Camillo Langone

"A proposito dei pregiudizi, uno dei più radicati è quello dell’influenza lunare. In sé, affatto innocuo. A meno che non si ritardino dei lavori urgenti per aspettar quelle tali lune", scriveva Luigi Cataldi nel 1898. Lo leggano i fanatici del biodinamico

Meno superstizione, più vera religione. Walter Massa è arrivato a casa mia con alcune delle sue grandi bottiglie e un piccolo libro, “Manualetto popolare del viticultore” di Luigi Cataldi, testo del 1898 ristampato dalle Edizioni del Capricorno. Onorato da tanta presenza mi sono trattenuto dallo sbuffare: cosa me ne faccio di un libro tecnico dell’Ottocento? E però, mai sazio di studi agronomici, l’ho letto e ci ho trovato lodi alla religione (grazie al cattolicesimo “i furti campestri sono rarissimi, le popolazioni viticole italiane sono fra le più morali”) e inviti alla ragione, con argomenti validi oggi come allora: “A proposito dei pregiudizi, uno dei più radicati è quello dell’influenza lunare. In sé, affatto innocuo. A meno che non si ritardino dei lavori urgenti per aspettar quelle tali lune, ché se così si facesse significherebbe che, per esempio, in Sicilia si debba fare ogni cosa allo stesso tempo che, puta caso, nel Veneto”. Dopo oltre un secolo siamo ancora a quei pregiudizi lì. I superstiziosi sono anzi in aumento grazie al fenomeno del vino panteista, del vino sedicente naturale, del biodinamico, del biologico, dell’organico... Per inseguire la luna dimenticano la terra, ossia l’andamento stagionale. Ossia il reale. Vade retro, lunatici!

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).