Natura morta con prosciutto, aragosta e frutta di Jan Davidsz de Heem (Wikimedia Commons) 

preghiera

Il gusto è influenzato dagli altri sensi. Snobbare i ristoranti brutti

Camillo Langone

Pareti e panche allegre come il parlatorio di un carcere, luci obitoriali e il minaccioso mega televisore che qualcuno potrebbe accendere... Se un ristorante non è bello, non è buono. In barba agli stellati

Le stelle siano belle. Compilo la mia personalissima guida dei ristoranti con criteri molto diversi, e molto più ampi, di quelli della Guida Michelin. Diversamente dagli ispettori pneumatici, ho gli occhi. E se un ristorante non mi appare bello non mi risulta buono: come insegna la neuroscienza il gusto è influenzato dagli altri sensi, dalla vista in primis. Per cui, parlando di nuovi stellati, se vedo Primo Restaurant di Lecce, a parte quel “restaurant” (ristorante non andava bene?) noto subito muri bianchi e luci obitoriali, se vedo il Felix Lo Basso di Milano, a parte quel “Felix” (Felice non andava bene?) noto subito un Samsung The Frame, e mi coglie il terrore che qualcuno possa accenderlo, se vedo il 1908 di Soprabolzano, a parte quel 1908 su cui non ho nulla da eccepire noto subito pareti e panche allegre come un parlatorio di carcere… James Hillman mi ha insegnato che “l’anima è costretta a scappare dal minimalismo” e allora trovo rifugio alla Sangiovesa di Santarcangelo, tempio della cucina romagnola, dove sotto gli occhi estatici della “Maddalena” di, tenetevi forte, Guido Cagnacci, mi avvento sugli Stringhetti con crema d’uovo, formaggio di fossa e goletta, e a tale incanto multisensoriale non assegno tre stelle, ne assegno trentatré.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).