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preghiera

Contro le guide dei ristoranti

Camillo Langone

Preda del rimpianto per i bei tempi andati, si potrebbe cadere nella trappola di sfogliare una di queste guide, che una volta contavano. Non fatelo: troverete osterie che servono tiramisù nel vasetto col gancetto, o lodi al vino selvaggio fatto con l'uva spontanea. Orrore!

Non si rimpianga il passato, lo ricordiamo migliore di ciò che è stato davvero. Stavo rimpiangendo l’epoca delle guide dei ristoranti quando mi è caduto l’occhio su una guida dei ristoranti: l’edizione 2022 di Osterie d’Italia (Slow Food). Fra i millanta locali mi sono concentrato su novità e premiati, sedendo e rimirando su TripAdvisor e sui profili loro, e non l’avessi mai fatto. Un’osteria di Chiusi serve bevande americane in lattina e tiramisù nel vasetto col gancetto e “cheesecake scomposto”: ai cuochi italiani la notizia della morte di Derrida (9 ottobre 2004) non dev’essere ancora giunta. Un’osteria di Torino ha una lugubre passione per le lastre nere, e vabbè che è novembre. Un’osteria di Val Pusteria ha le stesse lastre funeree anni Zero e in più le fette di limone anni Sessanta a fianco della bistecca: accozzaglia di secoli. Un’osteria di Capri mostra un tizio con corna in testa e zucca in mano che dice “Dolcetto o scherzetto”: non sono un esorcista, sono un cristiano semplice e non mi azzarderei a entrare. Un’osteria di Ruvo di Puglia scioglie una lode al vino selvaggio, frutto spontaneo di una vite autosufficiente: per rispetto verso i miei amici vignaioli, gente che per ricavare dall’uva qualcosa di bevibile lavora tantissimo, non entrerò nemmeno qui. E smetterò di rimpiangere l’epoca in cui le guide contavano.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).