"Rapture" di Nicola Samorì, 2009 (Wikipedia) 

preghiera

Meglio l'arte dei cerotti di quella degli sfregi

Camillo Langone

Nicola Samorì è un maestro nel tagliare, graffiare, squarciare le sue tele. In altri tempi sarei andato volentieri alla sua mostra, ma ora sento il bisogno di arte amena

Corrado Beldì mi chiede se lo accompagno a vedere la mostra “Sfregi” di Nicola Samorì. In altri tempi ci sarei andato volentieri: in questo tempo no. Oggi più che di sfregi sento il bisogno di cerotti. Vorrei un’arte amena dunque il contrario di quella proposta da Nicola il Terribile, il Maestro Nero, il Torturatore di Bagnacavallo famoso per graffiare, tagliare, squarciare i suoi poveri Santi su tavola o su tela. Poi c’è che la visita va prenotata e io odio le prenotazioni perché sono oraziano (mi piace cogliere l’attimo) e cristiano (non tento il Signore Dio mio, non pretendo che mi faccia essere vivo nella fascia oraria assegnata).

 

Inoltre non tollero la mascherina, ne va del mio respiro e della mia dignità, mentre il sito di Palazzo Fava (indirizzo bolognese della mostra) intima “mascherina protettiva certificata, che copra naso e bocca”. C-e-r-t-i-f-i-c-a-t-a. E poi? N-a-s-o-e-b-o-c-c-a. Ci manca solo collare e guinzaglio. Insomma bisogna essere perfettamente addomesticati, docili al dress code masochista per venire ammessi nelle stanze del Marchese De Samorì. Guarderò le foto scattate da Corrado.
 

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).