Foto: Devon Divine

Preghiera

Chitarra nera (di livore)

Camillo Langone

Non c'entra nulla con l'amore definire letame una maggioranza di cittadini: Brondi dovrebbe ritoccare il testo della sua ultima canzone

Siamo sempre stati pieni d’amore / pieni da scoppiare” canta Vasco Brondi nella sua ultima canzone, “Chitarra nera”. Qualcuno lo avvisi che si è sbagliato, che urge una correzione. Perché lui e gli amici suoi sono al contrario pieni di odio. Il cantante dalla barba inguardabile lo dimostra pochi versi prima: “Anche questa piccola città è diventata fascista / ma passerà, questa ondata di merda passerà”. Credo si riferisca a Ferrara, la città dove Brondi è cresciuto e dove è stato liberamente eletto un sindaco leghista (fra l’altro dal nome per nulla sovranista, Alan). Si riferisse a una città diversa non cambierebbe alcunché: non c’entra nulla con l’amore definire letame una maggioranza di cittadini. C’entra col settarismo, col fanatismo. C’entra con l’odio. A parte che “Chitarra nera” è rivolta con toni amicali a un carcerato, e dunque, presumo, a qualcuno che ha fatto qualcosa di peggio che votare un sindaco sgradito. A parte l’assurdità, l’anacronismo di scrivere un simile testo quando gli italiani sono privati di libertà fondamentali, come la libertà di movimento, da governi di antifascismo indubitabile. Brondi in quale secolo vive? Quale lingua capovolta parla? Raddrizzi il testo, corregga lo sbaglio, e se la parola “odio” non funziona metricamente usi pure un sinonimo: “Siamo sempre stati pieni di livore”.

 

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).