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Preghiera

Basta chef, ridateci i cuochi

Camillo Langone

Un tempo cappelloni bianchi, poi seguaci di De Sade in salsa Sky, quindi disperati senza lavoro causa lockdown. Chiamarli col nome giusto potrebbe ridar loro empatia

Che la piantino di definirsi chef, che non siano più chiamati chef. Molto prima del virus era un titolo dispotico: chef ovvero “capo” in francese, quel tizio dal cappellone bianco che tiranneggia la brigata di cucina (più un caporale che un uomo, secondo la formula geniale di Totò). Poco prima del virus era un titolo losco: chef ovvero personaggio televisivo, protagonista o aspirante tale del programma sadomaso MasterChef, e ristoratore prepotente capace di imporre menù degustazione a clienti sottomessi. Dopo il virus è un titolo ridicolo: chef ovvero imprenditore fallimentare perché oggi l’ultimo dei bidelli conta più di Alajmo, Bottura e Cracco messi insieme, essendo costui capace di opprimere il contribuente che Covid o non Covid gli deve pagare lo stipendio, mentre il proprietario di un ristorante stellato è un disperato che non sa più dove sbattere la testa. Li si chiami cuochi: magari chi comanda (lo Chef vero) capirà che sono innanzitutto dei lavoratori e che hanno innanzitutto diritto di lavorare.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).