Piazza dell'Unità a Trieste (foto LaPresse)

Gli anti-italiani di Trieste

Camillo Langone

Nella città giuliana non vogliano una statua di Gabriele D’Annunzio. E' comprensibile: il Vate fu cantore dell’italianità

Più poesia, meno politica. Che gli anti-italiani di Trieste non vogliano una statua di Gabriele D’Annunzio in piazza della Borsa è comprensibile: il Vate fu cantore dell’italianità. Eviterei però, per amore di Trieste e della poesia, le prove di forza e infinite polemiche fasciocomuniste. Concederei agli anti-italiani non il diritto di veto sulla statua dannunziana ma il diritto di voto su un’altra statua, in altro luogo della città, da dedicare a un altro poeta a loro più confacente. Io propongo Carolus Cergoly. Non un grande poeta di lingua italiana: un grande poeta di lingua triestina. E un anti italiano acerrimo. In un suo magnifico testo in prosa, “Il complesso dell’imperatore”, Cergoly scrisse che gli italiani hanno “un temperamento da valvassori un temperamento di gente isterica altezzosa e futile”. Come dargli torto? Sia però esteso il medesimo giudizio, il medesimo trio di aggettivi, agli anti-italiani, a quelli che raccolgono firme contro la statua di un poeta.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).