Ansa
UN ALTRO Carroccio
La Lega della realtà. Da Molinari a Candiani e Toccalini: “Il decreto Ucraina lo votiamo”
Il capogruppo alla Camera: "I nostri ministri hanno votato il provvedimento in Cdm e noi faremo lo stesso in Parlamento. Borghi? La sua è una scelta personale". La fronda di Vannacci che si scaglia contro l'accordo su Kyiv. Mentre Giorgetti ridimensiona il generale
C’è il Carroccio del dizionario e poi c’è la Lega della realtà. Trattano sulle parole, sugli aggettivi – militari o civili – e minacciano strappi. E qualche defezione potrebbe pure arrivare, lo scontento non manca. Ma alla fine il decreto per sostenere l’Ucraina, lo assicurano in tanti, “lo voteremo”. Spiegano che in Consiglio dei ministri hanno ottenuto quello che volevano. “Siamo soddisfatti”, dice Riccardo Molinari uscendo dall’Aula di Montecitorio, subito dopo aver votato la fiducia alla manovra. “I nostri ministri hanno votato il provvedimento in Cdm e noi faremo lo stesso in Parlamento”, aggiunge al Foglio il capogruppo del Carroccio alla Camera. Eppure c’è chi, come il vicesegretario Roberto Vannacci, dice no a Zelensky e invita i parlamentari a fare altrettanto. Mentre Claudio Borghi, il leghista ultra-scettico, ha già fatto sapere di non contare su di lui. “Quella di Borghi è una questione personale, lo ha spiegato. Ma è stato lui a portare avanti le trattative, con successo. Avevamo chiesto discontinuità e l’abbiamo ottenuta”. E però le armi a Kyiv il governo italiano continuerà a mandarle, al di là dei titoli e della terminologia. “Ma la diplomazia è anche una questione lessicale”, rilancia un altro deputato di prima fascia come Stefano Candiani. “Conta quello che decide il Cdm, il resto sono solo chiacchiere. Abbiamo chiesto che si prendesse atto di una nuova situazione e che non fosse prorogato il quadro precedente. Così è andata”. Insomma Candiani vota sì? “E ci mancherebbe!”. Lo stesso farà anche Luca Toccalini.
Toccalini è il segretario dei giovani della Lega, quelli senza peli sulla lingua, quelli di "Tajani scafista". Pure lui non ha dubbi e ci dice: “Voterò sì al decreto”. D’altra parte, come abbiamo scritto sul Foglio qualche settimana fa, alzare i toni sull’Ucraina, sulla corruzione a Kyiv, era anche un modo utile a Salvini per far dimenticare una manovra un po’ amara, e avara, per il Carroccio. Questione di consenso e di posizionamento politico. Mentre l’altro capogruppo, al Senato, Massimiliano Romeo, spiegava che “continueremo a sostenere Kyiv, senza dubbio”. Il 15 gennaio in ogni caso è atteso alla Camera Guido Crosetto per spiegare in Aula gli atti di indirizzo del decreto e fugare gli ultimi dubbi alimentati anche dall’assenza – “per motivi personali” – del leader Salvini nel Cdm del 29 dicembre. Al coro dei responsabili di via Bellerio si aggiunge poi il deputato toscano Andrea Barabotti: “Io mi fido di Salvini e dell’accordo che ha trovato, credo proprio che voteremo il provvedimento per Kyiv. E’ una fase delicata per l’Ucraina e penso sia giusto mantenere il nostro sostegno”.
Non tutti comunque la pensano esattamente così. E se Borghi non voterà il decreto “a titolo personale”, ma è comunque soddisfatto come ha detto a Rep., c’è anche chi soddisfatto non lo è per niente. Sono quelli che guardano a Vannacci, che ha apertamente invitato i deputati leghisti a votare contro il sostegno a Zelensky, smontando il dizionario di Salvini&Co. E per uno strano cortocircuito viene oggi attaccato e accusato di incoerenza dai suoi ex compagni di viaggio (“Ti sei accorto che la Lega vota per le armi in Cdm?”), come la Bersagliera Stefania Bardelli.
Il ministro Giancarlo Giorgetti, intercettato alla Camera, intanto la mette così, ridimensionando le polemiche e l’europarlamentare al contrario: “Vannacci? Il segretario si chiama Salvini, io farò quello che dirà il mio segretario, non quello che dice il vice”. Il generale dovrà insomma cercare proseliti altrove, per esempio in uno come Domenico Furgiuele che ieri prendeva tempo. E’ contrario alle armi e non ha intenzione di sostenere il nuovo pacchetto di aiuti. E non sarebbe convinto nemmeno Rossano Sasso, il deputato antigender, che qualche settimana fa è stato avvistato a Montecitorio proprio in compagnia di Vannacci.