Ansa
il colloquio
Veneziani: “La politica non regge più il peso della cultura”
Dopo la polemica con il ministro della Cultura Alessandro Giuli, lo scrittore torna a parlare di politica: "Si fa il tifo per uno schieramento o per un altro. Ma già si sa che non cambierà nulla"
Bisceglie. “Non era un attacco personale”, si limita a dire. “Sarebbe stato meglio non rispondere”, aggiunge senza mai nominare Giuli. Infine, con lieve distacco, sorride: “Di questo, per favore, non mi faccia parlare”. Dopo l’ira del ministro della Cultura – e la polemica esplosa a Natale, estinta già a San Silvestro – Marcello Veneziani è tornato a Bisceglie. “Sto realizzando il proposito di rincasare”. Di tornare in Puglia? “Di trascorrere sempre più tempo qui, sì”. E in effetti c’è chi spiega il rifiuto per il dicastero, cui altri avrebbero ambito, proprio col disamore per i salotti capitolini (che poi a Roma si chiamano terrazze). Lo scrittore annuisce. “Ma al di là dei salotti – spiega – quello romano è un tessuto sfilacciato”. Perciò non ama più Roma, il potere? “Sogno Roma una volta al mese, per periodi sabbatici”. Marcello Cincinnato. “Amo sempre meno la metropoli, sempre più il Sud”. E’ domenica mezzogiorno. Nella libreria Vecchie Segherie Mastrototaro, a pochi passi dal porto, Veneziani presenta la sua ultima fatica: “Nietzsche e Marx si davano la mano” (ed. Marsilio). La sala è gremita. “Scrivo troppo, leggo tanto, sono un incontinente”, ammette lui. Intanto, tra carfiocini e lampascioni sott’olio, sfolgora lei: Nancy Dell’Olio, ex ambasciatrice della regione al tempo di Michele Emiliano ovvero Puglia über alles. “Il Sud va recuperato nella sua dimensione mitica – dice Marcello – perché il mito è la sua unica possibilità di riscatto dal fatalismo dell’abbandono”. Venendo però al libro, ossia al cuore dell’intervista, a Bisceglie si parla di Marx e di Nietzsche. Del rosso e del nero che si danno la mano.
Veneziani, lei non vuole parlare di politica, d’accordo, ma la politica torna sempre. “Sì. Anche se comincio a dubitare dell’esistenza del rosso e del nero”. Cioè? “Oggi viviamo nell’epoca del grigio o del multicolore. Ogni lotta ideologica è fuori corso”. E questo l’ha scritto già in altra forma, su La Verità, a proposito della destra di governo e del suo “mimetismo democristiano”. Ma ecco: non è che se rosso e nero si danno troppo la mano, poi, rischiano di confondersi? “Sì, ma l’incontro tra Nietzsche e Marx deve avvenire sui cadaveri di destra e sinistra. Sono autori che hanno caratterizzato la condizione umana tra Otto e Novecento. Bisogna pensarli impoliticamente. Anche perché la politica, oggi, non regge il peso della cultura”. Ma davvero non c’è una proposta che la convinca? “No”. Neppure a destra della destra? “Non confido più in alcuno e in alcun modo. Vede, ormai ho un’idea calcistica della politica”. Cosa intende? “Intendo dire che votando si fa il tifo per uno schieramento o per un altro. Ma già si sa che non cambierà nulla. Se vincente, lo schieramento avrà vinto soltanto il campionato. La politica, a destra e a sinistra, è identica al calcio. Sono rimasti i simboli. Il resto è ciccia volgare”. La politica – osiamo dire la fiamma – non regge la cultura. Ma la cultura regge la politica? “Anche culturalmente mi sembra tutto stinto. Parliamo di rosso e nero, ma non vedo un dibattito all’altezza di quello che in altri periodi avveniva con Massimo Cacciari o Roberto Esposito”. Non vede nessuno? “Giorgio Agamben svolge un lavoro interessante ma è refrattario al dialogo. Tra i più giovani, a parte rarissime eccezioni e outsider come Diego Fusaro, faccio fatica. Forse anche per ragioni anagrafiche”. Franco Cardini, in sua difesa, ha detto al Foglio che a destra leggono solo Tolkien. Dopo il Signore degli Anelli, il Pantheon filmico annovera Checco Zalone, ora al cinema. “L’ho visto ieri”. Puglia über alles, ancora? “Mah. E’ carino, ha una sua dimensione di tenerezza famigliare, ma nulla di che. Erano più divertenti gli altri film”. Anche lui è sbiadito (come la destra)? “Forse. O forse il repertorio è finito, l’effetto sorpresa non c’è, e lui si è logorato col tempo”. Il tempo che logora e rivela. “Sì, è così”, sorride ancora Veneziani.