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difesa
Perché è necessario affidare la responsabilità del contrasto alla presidenza del Consiglio
Il carattere permanente della guerra ibrida e la sua multidimensionalità portano anche all’opportunità di istituire in Italia la figura del consigliere per la Sicurezza nazionale e il Consiglio per la Sicurezza nazionale, come esiste da tempo in altri paesi
Il documento sulla guerra ibrida presentato alcune settimane fa dal ministro della Difesa Crosetto al Consiglio supremo di difesa ha sicuramente il pregio di fare chiarezza su cosa sia questa nuova forma di conflitto e di annunciare a tutti, governo e parlamento, che “il re è nudo”. L’attuale organizzazione dello stato italiano, così come definita dalla Costituzione approvata nel 1947, è infatti adatta per confrontarsi con forme di conflitto tradizionali, come quello da cui il paese era appena uscito. Basta pensare alla procedura prevista dall’art. 78 della Costituzione per conferire al governo i poteri necessari per fronteggiare un’aggressione. La guerra ibrida, proprio per le sue caratteristiche, si combatte in tempo di pace e i poteri necessari per fronteggiarla devono essere nella disponibilità del governo sin dal primo giorno del suo insediamento.
Ma quali sono le caratteristiche della guerra ibrida? In breve, essa si svolge in tutti i settori dell’attività umana, nei campi della politica e della diplomazia, dell’economia e della finanza, dell’ordine e della sicurezza pubblica, dell’informazione e della comunicazione, del commercio e della sanità. Il ricorso all’uso della forza, quando avviene, è esercitato tramite organizzazioni terroristiche, entità non statuali e “lupi solitari”. L’obiettivo della guerra ibrida è la destabilizzazione dello stato aggredito, l’indebolimento degli strumenti che esso utilizza per salvaguardare i propri interessi nazionali, la compromissione della sua capacità di agire efficacemente nel contesto internazionale.
L’uso dello strumento militare tradizionale è l’ultima risorsa. Per certi versi, è l’ammissione del fallimento della stessa guerra ibrida, che deve mantenersi sotto la soglia del conflitto aperto e garantire la non attribuzione certa delle condotte aggressive alla potenza che le mette in atto. Sono queste due caratteristiche, “sottosoglia” e “non attribuzione certa”, che rendono possibile condurre la guerra ibrida in tempo di pace. Una pace apparente, che oggi si tende a definire quale situazione di confronto permanente. Un confronto che uno stato deve affrontare mettendo in campo tutte le sue risorse, militari e civili, pubbliche e private, così come suggerito dal documento della Difesa.
Il carattere permanente della guerra ibrida, la sua pervasività e multidimensionalità, unitamente alla residualità dell’aspetto militare convenzionale, che non per questo va trascurato, portano all’opportunità di attribuire la responsabilità del contrasto alla presidenza del Consiglio dei ministri, cui già risale la responsabilità del sistema di informazioni per la sicurezza della Repubblica, istituendo anche in Italia la figura del consigliere per la Sicurezza nazionale e il Consiglio per la Sicurezza nazionale, come esiste da lungo tempo negli Stati Uniti, da almeno quindici anni in Francia e Regno Unito e da quest’anno, anche in Germania.
L’organizzazione sarebbe completata con l’istituzione di un Centro per il contrasto alla minaccia ibrida, altro elemento tratto dal documento presentato dal ministro Crosetto, struttura esecutiva permanentemente attivata che fungerebbe da centro di monitoraggio e analisi delle minacce e degli attacchi in corso, coordinando le relative risposte di difesa passiva e proattiva. Questo dovrebbe avvenire attraverso un collegamento diretto di tale Centro con tutte le strutture operative che già oggi, nei vari dicasteri e nella nazione, si occupano di difesa e di sicurezza comunque intesa e che, nella specifica situazione, opererebbero sotto l’autorità e la responsabilità del Centro stesso. Affidare la responsabilità della difesa dalla guerra ibrida al presidente del Consiglio renderebbe diretto l’accesso alle informazioni per la sicurezza, un aspetto della massima importanza, oltre a rendere più lineare l’attribuzione agli operatori della nuova organizzazione che ne necessitano, delle “garanzie funzionali”, cioè della possibilità di mettere in atto azioni previste dalla legge come reato quando queste sono indispensabili al conseguimento di finalità istituzionali previste.
Una guerra che si combatte in un quadro di tale complessità ha bisogno di risposte di pari livello, che solo il vertice dell’esecutivo può garantire, perché coinvolgono la nazione e vanno ben al di là delle competenze di ciascuno dei ministri del governo. Ovviamente, come ancora una volta ben chiarito dal documento della Difesa, bisogna fare presto, perché la guerra ibrida è iniziata da tempo e l’Italia, per salvaguardare i propri interessi e le sue istituzioni, non può permettersi di perderla.
Pietro Serino
ex capo di stato maggiore dell’Esercito