Azione concentrica russo-americana

"Trump vuole disarticolare l'Europa come Putin", dice Carlo Calenda

Marianna Rizzini

"E' il pericolo più grande per le democrazie", dice il segretario di Azione. "E attenti all'inquinamento del dibattito pubblico" in vista del voto politico (con bot russi e fake news)

Roma. Si comincia sul lato Putin: gli attacchi dell’ambasciata russa all’Italia “ucrainizzata”, il dibattito all’Università Federico II che diventa occasione per dare di “nazisti” agli attivisti pro Kiev. E si finisce sul lato Trump, con il visto di ingresso negato all’ex commissario Ue Thierry Breton. C’è da preoccuparsi? “Penso che Trump sia oggi la minaccia più grande per le democrazie”, dice il leader di Azione Carlo Calenda. Più di Putin? “Da questo punto di vista sì; lo provano  tonnellate di dossier”. Calenda sta scrivendo un libro sul tema e li ha studiati.

“Trump vuole costruire un’autocrazia negli Usa e vuole disarticolare l’Europa come Putin. Dietro la leggenda del free speech, si vuol far circolare propaganda, fake news e bot russi, già decisivi per la prima elezione di Trump”. Di fronte a questo avvitamento, l’Italia a volte è parsa titubante. “L’Italia dovrebbe agire a livello europeo”, dice Calenda, contrario a “singole iniziative in stile Macron”, dice: “Macron è inaffidabile; una volta vuole mandare i soldati e quella successiva parlare con Putin. E il colpo di teatro fa male all’Europa. In questo momento, la persona da seguire è il cancelliere Friedrich Merz, che investe in armamenti per essere indipendente e risponde a brutto muso ai russi. Il lavoro che Meloni dovrebbe fare è costruire un asse con lui e lavorare in sinergia con la Commissione europea”. E cosa si potrebbe fare? “Per esempio emettere un ban contro Elon Musk che attacca l’Europa in tutti i modi e fargli rispettare le procedure che riguardano la violazione del Digital service act. L’approccio dev’essere quello che ha avuto la Cina con Trump: chiacchierare poco e fare molto”. Ma la priorità, dice Calenda, è proteggersi in vista del voto: “Le prossime elezioni politiche, in qualsiasi paese europeo – Italia compresa – saranno completamente inquinate da bot russi, da Musk e dai tecnocapitalisti americani, con il supporto di Trump”. Manca poco al 2027. “E sono sei mesi, infatti, che proponiamo una normativa per poter fare fronte al pericolo, tanto più che è dal 2012-2013 che i russi cercano di intervenire in ogni tornata elettorale in Europa, con un lavoro continuo di contaminazione del dibattito pubblico, in Italia riuscitissimo”. Per esempio? “Il professor Angelo D’Orsi è andato a spese di Russia Today a omaggiare Trump al Cremlino. Russia today, cioè il primo canale di disinformazione russa, per cui il professore ha scritto un pezzo che sembrava l’ode di Stalin fatta dai comunisti di Longo o Togliatti. Ma continua ad andare su La7 come niente fosse”. Non dovrebbe? “Uno può andare dove vuole, ma possibile che nessuno mai dica, a monte, ‘attenzione, questo signore si presta alla propaganda di Putin?’”. A Napoli gli attivisti di Azione sono stati definiti “nazisti”. “L’Anpi ha riunito una serie di deliranti propagandisti di Putin a tempo pieno. Gente che prende soldi in modo diretto e indiretto. Ecco, sarebbe ora di sapere chi è sul libro paga. Ma quando ho chiesto ad Alessandro Di Battista ‘ma tu sei stato pagato dai russi in qualche modo, diretto o indiretto?’, la risposta è stata una non risposta”. “In molti atenei”, dice Calenda, “vince il revanscismo dei gruppettari terzomondisti come D’Orsi, quelli che pensano che l’Occidente faccia schifo e che ora ritirano su la testa, per paradosso schierandosi con un dittatore fascista come Putin”. In Italia non soltanto su D’Orsi e Di Battista si posa l’attenzione russofila. C’è anche il vicepremier leghista Matteo Salvini. “I russi contano su Salvini come su Marine Le Pen e sull’Idf. Siamo un colabrodo. E le prossime elezioni saranno infettate dai russi”. Ma come funziona la norma “scudo democratico” proposta da Azione? “Coinvolge i servizi di intelligence e l’Agcom per monitorare bot, profili falsi e fake news, e per cercare di capire se ci sono figure che partecipano al dibattito pubblico che possono essere pagate da quello che è a tutti gli effetti un nostro nemico. Dobbiamo prepararci per tempo, e non capisco che interesse abbiano Meloni o Tajani a non farlo. L’intervento russo rischierà di privilegiare Lega e 5 Stelle”.

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.