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Colloquio

Osnato (FdI): “Sulla manovra tensioni ordinarie. Che i leghisti non siano coesi lo sa anche Salvini”

Francesco Gottardi

Dopo l'approvazione in Senato, la legge di Bilancio è attesa alla Camera: "Sono d’accordo con il ministro Giorgetti: il mondo è cambiato, gli italiani ci hanno chiesto di gestire il cambiamento e con questa manovra noi lo facciamo in modo serio", dice il presidente della commissione Finanze di Montecitorio

Pace sotto l’albero? “Ma sì. Come spesso succede verso Natale, si arriva alla fine delle ostilità”, sorride Marco Osnato, presidente della commissione Finanze alla Camera, in quota FdI. “Martedì mattina la legge di bilancio è stata approvata al Senato, seguiranno alcuni voti complementari, poi, fra pochi giorni, toccherà a noi”, a Montecitorio, il 29 dicembre, “dare il via libera definitivo. E non ci saranno sorprese. Ciascun partito di maggioranza ha portato avanti le misure più adatte al proprio programma: quelle più importanti sono rimaste, aggiustando alcune coperture”. Fra tante polemiche, però, anche all’interno del governo. “Certe frizioni fanno parte del processo parlamentare. C’è chi si è concentrato sull’aliquota al 21 per cento per gli affitti brevi, chi su quei mesi in più o in meno di età pensionabile: tutto legittimo”, dice Osnato. Nessuna scaramuccia oltre le righe? “In Forza Italia ci sono alcuni esponenti frizzanti, come il senatore Lotito, ma non si è mai venuto a creare alcun problema politico. Siamo abituati invece a vedere una Lega non particolarmente coesa fra i suoi membri. Lo sa anche Salvini, non è una novità. E sono d’accordo con il ministro Giorgetti: il mondo è cambiato, gli italiani ci hanno chiesto di gestire il cambiamento e con questa manovra noi lo facciamo in modo serio. Concertando i bisogni di famiglie e imprese”.

 

Il primo aspetto che ci tiene a sottolineare Osnato è che “la nuova legge di bilancio, dopo tanti anni, è stata fatta senza deficit. Ci porterà fuori dalla procedura di infrazione”, come ha riconosciuto anche la Commissione europea nelle ultime settimane. “Non si aumentano le tasse, anzi si riducono – il taglio dell’Irpef per i redditi medio-alti, ndr –, si restituisce potere d’acquisto alle famiglie e si stanziano 3,5 miliardi di euro aggiuntivi per lo sviluppo e la competitività imprenditoriale. Questi sono gli aspetti su cui abbiamo lavorato: anche i 7 miliardi in più per la sanità, rispetto al 2025, sono un segnale importante”. C’è chi sostiene che si tratta di una manovra austera, fin troppo prudente e poco attenta alla crescita – e l’emendamento alla finanziaria presentato in extremis denota le indecisioni dello stesso governo. Mentre Pd e M5s accusano che la coperta è corta, che si doveva fare di più. “Ma le opposizioni fanno giustamente opposizione”, risponde il deputato. “Capisco le lamentele. Chi riteneva di utilizzare 200 miliardi per promettere la ristrutturazione delle case gratis, chi distribuiva 800 euro al mese per non lavorare, chi per anni è stato abituato a fare politiche presuntamente espansive ma in realtà portatrici di deficit: per tutti loro, questa manovra può sembrare restrittiva. La criticità semmai è che fino al 2027 dovremo continuare a pagare le spese del Superbonus, checché ne dica Conte. Senza questa eredità ricevuta, avremmo potuto impiegare delle risorse in più: non è un alibi, è un fatto”.

 

Dunque come si profila l’anno che verrà, sul piano delle finanze pubbliche? “L’uscita annunciata dell’Italia dalla procedura d’infrazione sarà un aspetto di grande valore simbolico e reputazionale”, ripete Osnato. “Oggi lo spread tra Btp e Bund tedeschi è sceso a 68,8: il rating finanziario continua a rafforzare la posizione del nostro paese, con margini di ulteriore miglioramento. Il 2026 si preannuncia positivo, avremo ancora più spazi fiscali per il sociale e lo sviluppo economico. L’altro grande tema è il contesto internazionale: l’avviamento di un processo di pace e di una difesa europea all’interno dell’Alleanza atlantica. Non ci si può accusare di essere succubi di Trump e dall’altra parte impedirci di trovare delle soluzioni che ci permettano di essere meno dipendenti da un alleato strategico come gli Stati Uniti. Ci vuole un’Europa sempre atlantista, ma più autonoma”. Il piano di riarmo sostenuto dal ministro Crosetto andrebbe verso i 40 miliardi di euro annui: quasi il doppio del valore di questa legge di bilancio. “Le nostre scelte concrete hanno permesso a Giorgia Meloni di presenziare ai consessi internazionali con una legittimazione molto più ampia rispetto ai governi precedenti: anche su questo, non c’è stato alcun attrito all’interno della maggioranza”. Nemmeno le voci fuori dal coro, tra Ucraina e dintorni? “In Parlamento o in Consiglio dei ministri tutto si è risolto all’unanimità. Se qualcuno si sente a disagio faccia altre scelte: il problema è suo. E al limite del partito che rappresenta”. Vale anche per la manovra? “Come ho già detto, siamo sotto le feste. Il tempo dei no è finito”.

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